21.7.13

Maria Callas, la Pizia (Sandro Cappelletto)

Lei, ancora. In un tempo che usa e quasi tutto prova a gettare, la sua verità d'artista pretende e ottiene che continuiamo a guardarla. E' una constatazione che da' fiducia. Non c'è cantante d'opera, non c'è direttore d'orchestra, non c'è appassionato che non pensi a lei quando un soprano accosta i due candelabri al cadavere di Scarpia e dice: «E accanto a lui tremava tutta Roma!».
Se si mette in scena Traviata, è lei l'orizzonte da inseguire per il Follie, follie che chiude il primo atto, per il disperato Addio del passato. Quando Norma chiede alla Luna: «Tempra, o Diva, tempra tu de' cori ardenti / tempra ancor lo zelo audace», queste consonanti cantate da lei annunciano già il furore della rabbia. Parla alla Luna come dovrebbe una sacra sacerdotessa, ma pensa a Pollione, che l'ha tradita. E Medea, la vestale Giulia, Elvira, Lucia, Gioconda...
Eugenio Montale, che l'aveva ascoltata mille volte, ma una soltanto incontrata, sul volo Atene-Parigi (all'arrivo c'era una macchina ad attenderla, ma lei non gli offrì un passaggio), la paragonò a una «Pizia, a una sacerdotessa greca»: quando cantava, sembrava che profetasse, svelando quelle intenzioni ed emozioni delle parole che la musica e il canto trasportano dalla profondità alla superficie. Era il '68 e il nostro poeta si fece anche lui profeta: «La Callas resterà famosa anche quando non potrà più aprir bocca».
Cecilia Sofia Anna Maria Kalogeropoulos, nata a New York il 2 dicembre 1923 da genitori di origine greca, scomparsa a Parigi, Avenue Georges Mandel, il 16 settembre 1977. Morta sola, a 54 anni, al termine di un aspro viale del tramonto, dopo una vorticosa vita privata, di cui moltissimo si è scritto. La carriera inizia in Grecia, dove Maria era cresciuta, tocca nel 1947 Verona, con La Gioconda di Ponchielli e Venezia, col Tristano e Isotta di Wagner. E a Zevio, nella provincia di Verona, la signora Meneghini Callas avrà per dieci anni la sua residenza italiana; ora, il progetto - tra i più seri dei tanti accennati - è quello di costituire lì un museo, una biblioteca, una disco-videoteca a lei dedicati. Intanto domani sera, a Villa Meneghini, il pubblico potrà vedere il secondo atto di Tosca: Londra, 1959, regia di Zeffirelli. Un completo capolavoro. Quella che Francesco Siciliani definirà «soprano drammatico d'agilità», capace cioè di avere dentro di sé le tenebre e la luce, il profondo e le vette, si era dedicata a Wagner. Con esiti eccellenti…

“La Stampa”, 15 settembre 2007


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