11.7.13

Grillo e la politica (S.L.L. - stato di fb)

Corradino Mineo è persona intelligente e dice cose intelligenti, ma su Grillo si fa illusioni. Immagina il suo movimento in crisi, perché "non ha una politica" e rappresenta i parlamentari Cinque Stelle come inquieti, perché vogliosi di far politica. Qualche inquietudine c'è di sicuro, ma la scelta di fondo è evidente. Grillo ha scommesso sull'alleanza Pd-Pdl, sull'aggravarsi della crisi e sull'incapacità di farvi fronte: aspetta che il regime dei "corrotti" raggiunga il massimo del discredito e ha messo nel conto, nel frattempo, qualche defezione. La "politica" a Grillo non interessa, interessa il potere. Come il Mussolini del fascismo nascente egli è "monarchico e repubblicano", è "tutto e il contrario di tutto". Il suo programma è il cambiamento della classe dirigente, è la presa del potere. E i più tra i suoi si fidano di chi li ha portati al successo, lo seguono nella profezia che il regime è prossimo al disfacimento, perché la crisi è travolgente e il governo Pd-Pdl, rappresentando la vecchia inefficienza e corruzione, la fa marcire, accelerando il crollo. Solo dopo il Grillo accoglierà i transfughi del vecchio regime disposti a collaborare e verrà a compromesso coi vecchi apparati. Solo dopo, insomma, si metterà a fare "politica". Oggi l'obiettivo è salvare l'Italia, cioè prendere il potere; e il suo conseguimento appare ragionevolmente più vicino. Intanto aspetta. Salutando Napolitano, gli ha fatto capire: "La prossima volta mi chiamerai tu per darmi un incarico".

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