5.12.10

Attenti a quei due! L'articolo della domenica

Gli allarmi più pressanti sui pericoli gravi che corre l’Italia democratica nel tramonto di Berlusconi li ho sentiti lanciati poco più di una settimana fa da Marco Pannella a Radio radicale e stamani su “l’Unità” da Pierluigi Bersani. L’uno e l’altro insistono sulla paura che sembra aver preso il Cavaliere e sui drammatici effetti che al terrore sovente conseguono in uomini politici come lui, specie quando conservano nelle proprie mani ampie fette di potere.
La cosa strana è che, mentre Pannella drammatizza i rischi che ci sovrastano, non esita a incontrarsi con l’orribile La Russa per quello che lui chiama “dialogo” e che i giornali e i politicanti “arcorizzati” tendono a far passare per trattativa. Io non credo che di ciò si tratti: il Cavaliere non ha nulla da offrire a Pannella in cambio di una fiducia nel voto del 14 prossimo, neanche un posto sicuro in liste bloccate. La presenza dei candidati pannelliani, infatti, sarebbe incompatibile con l’appoggio del clericalismo più retrivo su cui Sua emittenza confida. Insomma il guru radicale neppure in un momento come questo riesce a fare a meno del suo indigeribile tatticismo, quello che ce lo rende incommestibile nonostante la simpatia per tante sue coraggiose battaglie.
Bersani, dal canto suo, esprime posizioni più limpide, ma gli artefici del disastro, l’Eteocle e il Polinice della  sinistra, Veltroni e D’Alema, stranamente d’accordo, sembrano volerlo emarginare. L’idea di Bersani, nonostante le coperture tattiche, è semplice: se non si riesce a fare rapidamente un governo a tempo per cambiare la legge elettorale e governare l’imminente tempesta monetaria, si deve sfidare il cavaliere e andare ad elezioni con il nuovo Ulivo. Bersani sembra non temere la sfida di Vendola, ma sembra soprattutto non temere quelle primarie che lo obbligherebbero, per vincere, a ad alcune scelte di sinistra. Vendola da una parte e una possibile scelta di sinistra, anche vaghissima, sono però per Veltroni e D’Alema come il fumo negli occhi. Loro e le rispettive cordate si odiano, gli stili politici sono diversi, i banchieri e i costruttori di riferimento pure, ma su Vendola e la sinistra i due sono assolutamente d’accordo: se non è possibile neutralizzarli bisogna espellerli da ogni alleanza. E Vendola non si lascia troppo facilmente  neutralizzare.
La conclusione è demoralizzante. Il centrodestra è diviso. Il Cavaliere è in crisi evidente. L’alleanza Pdl – Lega ha ormai solo un paio di punti di vantaggio. La coalizione di sinistra, che con un programma attento ai ceti sociali più colpiti dalla crisi e una conduzione non litigiosa, può bloccare le tentazioni autoritarie e sfidare la destra alle elezioni con la concreta possibilità di ottenere la maggioranza dei seggi alla Camera dei deputati e di avvicinarsi ad essa anche al Senato. I peggiori nemici di questa prospettiva sono quei due, quelli che da sempre sognano governi, oltre che coi Fini ed i Casini, anche con i Marchionni, i Montezemoli, i Calleari, i Bazzoli, i Profumi ed altri congeneri capitani coraggiosi.      

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