15.1.11

Pochettino. Un fascista anglofilo e filoamericano, ma sempre contro le donne

In una peregrinazione storico-scolastica ho rinvenuto questo curioso testo di Giuseppe Pochettino, da “Il popolo d’Italia”, il giornale fondato da Benito Mussolini e al tempo diretto dal di lui fratello Arnaldo, la voce ufficiale del Partito fascista. C’è una sorprendente esaltazione del mondo anglosassone, della Gran Bretagna e degli Stati Uniti d’America, delle cui massaie e madri di famiglia si magnificano le doti, contrapponendone una presunta domesticità all’aggressività dell’insano femminismo che vorrebbe mettere le donne tra gli uomini, nelle loro scuole, nelle loro stesse attività professionali. (S.L.L.) 
La scuola di un sano femminismo
No, no: io non mi sento di lodare questo femminismo che ha messo la donna fuori del vero e unico posto che la natura le ha assegnato: la casa; che le ha fissato un compito che non è il suo: l’antagonismo dell’uomo; che le ha fatto parlare un linguaggio contro natura e rinnegare le tre basi che formano il piedistallo della donna: l’amore, la famiglia, la religione.
Io sento che è un dovere di tutti gli uomini onesti difendere la donna quando è vittima; ma sento anche che eccitarla a diritti che non deve assolutamente avere è un corromperne il sentimento, è snaturarla, è condurla alla rivoluzione.
Io non sono di quelli che pensano che l’istruzione possa alterare i costumi della donna e deviarla dalle occupazioni e dai piaceri della famiglia: no, perché vedo quali buoni massaie e donne educate e colte sono in genere le donne inglesi o americane che escono dai grandiosi collegi di New York, del Massachussets e di Pensilvania, o da quelli di Londra, di Oxford e di Cambridge, dove hanno imparato il culto saggiamente illuminato della famiglia e dei doveri dai quali dipende la felicità domestica, nello stesso tempo che imparavano a conoscere lettere e arti.
Perciò, mentre mi duole che la donna si sia gettata a tutte le scuole frequentate dall’uomo, per prendere tutti i posti tenuti dall’uomo, lodo senza restrizioni il ministro Gentile, che, istituendo il Liceo femminile, ha creato quella che definirei la scuola di un sano femminismo, perché la scuola che veramente prepara la donna quale la natura e la ragione la vogliono, la donna cioè che, entrando domani nella società, vi prenderà il suo posto d’onore senza urti, senza antagonismi, senza rancori perché prenderà il posto di regina della casa, quello che veramente le compete.

da "Il popolo d'Italia", 20 giugno 1924

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