16.4.12

Pdl. Benedetto al volo: il papa della libertà (di Michele Martelli)

Ricorre oggi il compleanno  del “pastore tedesco” e non c’è quotidiano, non c’è trasmissione televisiva che si sottragga all' omaggio: ovunque sperticati osanna alla gentilezza, bontà, dottrina eccetera eccetera del capo dei cattolici. Per una degna celebrazione anche in questo blog riprendo qualche riflessione dall’articolo di Michele Martelli Quando Benedetto XVI vola, pubblicato il 28 marzo scorso dalla rivista on line “Zapping”. Il pezzo è dedicato alla visita a Cuba del papa cattolico e alle dichiarazioni che l’hanno accompagnato, la parte che riprendo riguarda il tema della libertà, caro a Ratzinger quasi quanto lo era a Berlusconi. (S.L.L.)  
Quando è sull’aereo, e vola alto nel cielo, al di sopra delle nuvole (ma con un aereo dell’Alitalia pagato da noi, un altro otto per mille in altra forma), papa Benedetto XVI si sente forse più vicino alla Verità di Dio di quanto lo sia sulla terraferma. Fa ricordare “l’Occhio di Dio” racchiuso nel triangolo sopra le nubi tipico delle figurine devote diffuse nelle parrocchie. Da lassù, forse crede di vedere tutto e meglio. Perciò parla, e molto. E, sia detto senza irriverenza, spesso a sproposito.
Come quando, in volo per l’Africa, si esibì nel memorabile “discorso del preservativo”: peccato grave usarlo, anche se sei malato di Aids, anche se sai che, se non lo usi, infetti mortalmente la donna e il nascituro….
Ma veniamo all’ultimo volo celeste del papa teologo…
«La Chiesa non è un potere politico, non è un partito ma non rinuncia alla sua missione. La Chiesa sta sempre dalla parte della libertà, libertà di coscienza, di religione. Anche la politica però deve essere una realtà morale ed è in questo che la Chiesa ha fondamentalmente a che fare con la politica. Il primo compito è educare le coscienze sia nell’etica individuale, sia nell’etica pubblica».
La Chiesa non è un partito, non è un potere politico”? È molto di più. Il suo capo è Benedetto XVI: qualche premuroso giornalista sull’aereo poteva ricordarglielo? Quello stesso Benedetto XVI che è anche il monarca dello Stato Vaticano: perché questa amnesia generale, tutta italiota? Dunque, la missione del papa a Cuba e in Messico, è, e non potrebbe essere diversamente, politica e religiosa al tempo stesso. Va a difendere la libertà religiosa, di coscienza? Ma di chi? In Messico, e a Cuba (almeno, a quanto sembra, dopo la storica visita di Wojtyla), nessuno la mette in dubbio. Ma allora che senso ha rivendicarla recandosi in missione in quei due paesi?
E poi, se la libertà religiosa va difesa, domanda lapalissiana per un laico, credente o non credente che sia, perché non difenderla, o meglio, perché non introdurla anche nello Stato Vaticano, dove c’è una sola religione che è religione di Stato, e tutte le altre sono messe al bando?
Perché non guardare, evangelicamente, la trave nel proprio occhio, invece che la pagliuzza nell’occhio altrui? Perché non ricordare in modo coerentemente autocritico, con un pubblico altisonante mea culpa, le centinaia di encicliche papali e di documenti ecclesiastici dal Seicento ad oggi, che hanno condannato la libertà religiosa, anzi la libertà tout court?
Infine, se “anche la politica è realtà morale”, mi sembra chiaro che in democrazia lo è in senso pluralistico: che mille religioni e mille morali fioriscano, purché sia salva la libertà di tutti e di ciascuno.
E invece no. La Chiesa di Benedetto possiede la vera morale, la vera etica, sia per la sfera privata del singolo sia per quella pubblica dello Stato. E poiché, secondo la dogmatica cattolica, ciò che è vero lo è in senso assoluto, perché viene da Dio, e ciò che è opposto al vero, il falso, lo è in senso altrettanto assoluto, perché viene da Satana, – tutti, singoli e Stati, se non vogliono deviare, si lascino, docili pecorelle, guidare sulla “retta via” dalla Chiesa e dal papa.
Orsù dunque, Cuba deviante e peccatrice, inginocchiati devota, e bacia l’anello di Benedetto, l’aspirante Gregorio VII o Innocenzo III dell’era globale!

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