Da una recensione di Lidia Storoni su “la Repubblica” del primo maggio 1984 intitolata Vita da Cesari, riprendo un brano, come informazione propedeutica all’intrigante lettura della Historia Augusta. (S.L.L.)
Un moneta dell'imperatore Numeriano (m.285) |
Consapevole che la storia riguarda i popoli e la biografia gli individui, Plutarco, nella "Vita" di Alessandro, scrive: "io non faccio storia, scrivo delle Vite". Il successo editoriale delle biografie oggi è fortissimo, benché la storiografia autorevole neghi validità al genere e la letteratura lo ritenga spurio… i più sono del parere che la biografia fiorisce quando il pensiero storico decade.
E potrebbero citare, a sostegno di questa tesi, quella raccolta di vite degli imperatori che si chiama Historia Augusta e va da Adriano (117 d.C.) a Numeriano (285 d.C.): il seguito di Svetonio, che va da Cesare a Domiziano. Essa rappresenta in forma quasi esemplare la degenerazione della storia di vasto respiro in aneddotica scandalistica o panegirico o invettiva; non più storia come ripensamento fecondo, ma pettegolezzo.
In questa serie di ventotto ritratti, i connotati sono accentuati fino alla caricatura. Si tratta di uomini rozzi, feroci; militari eletti dalle truppe nei punti più esposti del dominio, nei momenti di maggior pericolo; incatenati al gravoso compito di proteggere l'impero dai barbari ai confini, dall' anarchia e dalle carestie all' interno; condannati a una esistenza brutale, a una morte violenta, senza mai avere il tempo di meditare sul passato o sperare in un futuro dal volto umano. Essi sono descritti nei particolari, osceni o atroci, della loro vita privata, ma non nell'attività politica: di Caracalla non si dice nulla sul famoso Editto che concesse la cittadinanza romana a tutti i sudditi; di Adriano non è colta l'impronta federalista che volle dare all' impero; il cristianesimo, pur alla vigilia del riconoscimento ufficiale, è nominato di sfuggita e non ne è valutato l'impatto sulla società del tempo…
Oggi, l'inattendibilità storica di questi profili non è più contestata: gli anacronismi lessicali e istituzionali sono stridenti; eppure, dove manca Dione Cassio, è la sola fonte che abbiamo sul II e III secolo. Nel commento alle Memorie di Adriano (Sous bènèfice d' inventaire, 1962), Marguerite Yourcenar osservò che in questa opera tutto è incerto: non solo le notizie, i documenti e le fonti, ma persino il nome degli autori e la data di composizione dei testi. Le dediche reverenti degli autori a imperatori che vanno da Diocleziano a Costantino, probabilmente pretendono fornire una data certa, tra il III e il IV secolo, alla composizione; ma l'uniformità ideologica e stilistica lascia sospettare che queste vite siano state scritte tutte insieme, in epoca posteriore, e da uno stesso autore. Può anche darsi che questi nomi non siano inventati; che Elio Sparziano, Giulio Capitolino, Flavio Vopisco, Volcacio Gallicano, Elio Lampridio e Trebellio Pollione abbiano effettivamente frugato archivi e Acta Diurna per comporre la storia degli imperatori; forse, come supponeva Mommsen, questa non fu composta di sana pianta più tardi, ma rielaborata, al fine di servirsene come manifesto politico e religioso, al servizio di determinati interessi.
Gli studiosi, immersi in colloqui, seminari e dibattiti sulla querelle, il giallo storico del secolo, riconoscono nella Historia Augusta un falso, compilato cinquanta o cent'anni dopo le date addotte, per raggiungere fini che ci sfuggono, all' indirizzo di destinatari non identificati.
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