Su Margaret Fuller, la prima giornalista professionista degli Stati Uniti e autrice de La condizione della donna nel XIX secolo, uno dei primi testi del femminismo americano, si racconta soprattutto (probabilmente con tanta fantasia) l’amore per un marchesino romano, di dieci anni più giovane di lei (nel 1847 Maragaret aveva 37 anni) tal Giovanni Ossoli, spiantato e per di più repubblicano. Non è certo il matrimonio fra i due, che tuttavia, caduta la Repubblica Romana (alla cui difesa Margaret contribuì come infermiera), fuggiti dal regno del Papa e partiti da Livorno, morirono naufraghi con il loro bambino già in vista della Baia di New York nel 1850. Questa romantica vicenda non impedì alla Fuller di praticare per quasi tutto il tempo del soggiorno italiano (1847-1849) il mestiere di inviata speciale per il “New York Tribune”, cui regolarmente inviava le sue corrispondenze che vennero tradotte e pubblicate in italiano, per la cura di Rosella Mamoli Zorzi, per le Edizioni Studio Tesi sul finire del Novecento. Il brano che qui riprendo è tratto da un articolo di Anna Maria Lamarra su “L’Unità”. Il ritaglio è privo di data. (S.L.L.)
Roma 6 luglio 1849
Verso la sera del lunedì si seppe che i francesi si preparavano ad attraversare il fiume e a prendere possesso della città. Andai al Corso con alcuni amici. La nostra carrozza fu bloccata dalla folla presso palazzo Doria: i lancieri di Garibaldi passarono al galoppo. Fosse stato di nuovo al mondo Sir Walter Scott per vederli! Erano tutte figure snelle, atletiche, risolute, molti con le forme della più splendente bellezza maschile meridionale...
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