Il 6 dicembre scorso, nel Kansas, il presidente Barack Obama ha avvertito i suoi concittadini che negli Usa la mobilità sociale e la democrazia sono a rischio: «La disuguaglianza deforma la nostra democrazia e dà voce in misura sproporzionata a chi dispone dei mezzi per pagare i lobbisti. (...). Le riduzioni fiscali vanno a tutto vantaggio dei più ricchi. Alcuni miliardari sono tassati all’1%, l’1%!».
Il presidente Usa segnala inoltre che «il mercato non è mai stato una licenza per togliere il più possibile a chiunque», e che occorre «ricostruire il ceto medio di questo paese».
Nessuno crede che Obama raggiungerà quest’obiettivo, né che riformerà il sistema fiscale o ridurrà il dominio del denaro sul sistema politico. Non lo ha fatto nei tre anni passati, né si è dotato dei mezzi per poterlo fare qualora venisse rieletto. In questo senso, il presidente Usa incarna alla perfezione ciò che il sistema è divenuto allo stato attuale: un guscio di noce alla deriva, su cui blatera un capitano degradato, mentre l’uragano avanza. Se quest’annata elettorale non evidenzierà una volontà politica capace di mettere in campo i mezzi appropriati per togliere alla finanza il potere di cui dispone, le prossime votazioni non serviranno a nulla.
“Le Monde diplomatique” gennaio 2012 (dall'editoriale Un guscio di noce vuoto)
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