28.11.15

Assisi 1998. Anticomunismo o sessuofobia? (E.Q.)

Da “micropolis” del gennaio 1998, un breve articolo di cronaca, un quadretto di vita in provincia nel millennio trascorso che induce a qualche nostalgia. È senza firma ma facilmente attribuibile a Enrico Sciamanna e a me, che per gli articoli scritti in coppia usiamo firmarci E.Q., fin dai tempi di “questogiornale” e di “puntoverde”. (S.L.L.)
Claudio Carli

Ad Assisi, come si spiega in un'altra parte del giornale, un gruppo di artisti, di intellettuali, di giovani entusiasti, coordinato da Claudio Carli, pittore di un certo nome e promotore di cultura, realizza una mostra originale, per contribuire al rilancio culturale e turistico della città in un momento difficile della sua storia. 
Assisi, città delle lettere si intitola e consiste nella collocazione nei luoghi più significativi della città di pannelli con brani epistolari, d'autore e non, per varie ragioni interessanti corredati da immagini e disegni. Il finanziamento è di singoli cittadini e di associazioni, il Comune ha promesso di dare qualcosa, ma ci sono fondati dubbi che non manterrà. Un esempio, dunque, di civismo e di volontariato.
Ma le cose non vanno così bene. Tra le lettere ce n'è una di Antonio Gramsci che parla di rivoluzione, illustrata da una immagine di "Che" Guevara e ce n'è un'altra di un medico di "Medicina senza frontiere", una donna che al proprio amato lontano descrive, peraltro in maniera molto leggera, il proprio culo, illustrata da un disegno di nudo posteriore.
Non si sa bene quale delle due scateni per prima l'ira furente dell'assessore Ferrini, se sia il rosso a farlo diventare un toro o se sia travolto da una crisi di sessuofobia. Certo è che il Ferrini attacca e censura, dichiara senza tema che tutto ciò è incoerente con la seraficità del Poverello.
Ci si consenta un'obiezione ed un'argomentazione per assurdo.
Si sarebbe tanto offeso l'assessore se la donna avesse descritto il proprio viso e se il disegno avesse rappresentato i suoi occhi?
Crediamo di no.
Ma San Francesco quando diceva "godi, fratello corpo", non crediamo che separasse le parti del corpo in gerarchie e possiamo ipotizzare che, essendo il propugnatore dell'umiltà, se proprio avesse dovuto indicare una preferenza, avrebbe scelto le parti basse.
E poi anche l'occhio vuole le sua parte e un bel sedere è un bel vedere assai più di certe facce (o ceffi?).

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