10.11.15

Prose di poeti. Il Carnevale di Vivian Lamarque

Vivian Lamarque
Quasi tutti ma non tutti i bambini amano mettersi in maschera. Alcuni non vogliono proprio saperne di addobbarsi e se gli chiedi perché rispondono perché no. Mettiti almeno un cappellino, no. Almeno una mascherina, no. Viene in mente Gadda: nella Cognizione del dolore Gonzalo bambino era «impaurito al collasso», «quella che il bambino pativa non era la festa di una gente, ma il berciare d’una muta di diavoli, pazzi, sozzi, in una inutile bestiale diavoleria».
Immagino che anche agli adolescenti un po' timidi il Carnevale possa creare qualche problema. Non se ne parla mai, si parla solo dei bulli, eppure i timidi sono tutt’altro che estinti. Me li immagino dover percorrere a Carnevale una strada piena di bande sghignazzanti armate di bombolette. E immagino altri alle prese con il dover fingere un divertimento che non provano. Non tutti i giovani riescono a essere lieti a comando, nemmeno sapendo (ma non lo sanno) che la così bella giovinezza pur «si fugge tuttavia». Potessero i timidi avere in dono da Arlecchino un po' della sua trionfante giocosità, potesse lui con una delle sue strepitose capriole portarli in salvo, lontano dalle bande ghignanti.
Gonzalo di Gadda era comunque «carnascialesco» nella sua avidità di vini e di cibo. Fin dal succulento cognome, Pirobutirro (benché quelle pere le odiasse). L’odore di fritto invece gli piaceva poco, non concordava con il detto popolare «fritto è buono tutto», noi invece sì, persino le fritture di insetti dicono siano buone, figuriamoci le altre.
Qualche festa mangereccia per Carnevale nelle scuole primarie. I poveri insegnanti, alle prese con i problemi e gli interrogativi creati dalla riforma, hanno invece in questi giorni dovuto rispondere a questo genere di domande a raffica: ma perché Pierrot piange sempre? (innamorato non corrisposto); ma perché Arlecchino è di tutti i colori? (prima era tutto bianco anche lui, ma poi rattoppa oggi rattoppa domani...); perché le chiacchiere si chiamano chiacchiere? (quando le friggi e quando le sgranocchi fanno una specie di chiacchiericcio); perché si dice martedì, giovedì, sabato grasso? (ultimi giorni in cui si poteva mangiare squisitezze, prima dei divieti della Quaresima); perché si dice segreto di Pulcinella? (mai zitto un minuto lui, raccontava subito tutto a tutti).
Buona fine di Carnevale, auguri agli insegnanti, ai giovani timidi e ai non timidi, e anche a Lorenzo il Magnifico, «...chi vuol esser lieto sia / di doman non c’ è certezza». Auguri anche a chi è nato il 29 e domani niente compleanno.


Corriere della Sera, 28 febbraio 2009

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