30.11.17

Italia d'oggi. È anche un Paese di maggiordomi (Pietro Pruneddu)

Abito nero e guanti bianchi sono finiti nell’armadio. La livrea d’ordinanza ormai è una rarità, sostituita dall’imprescindibile smartphone. E la rigorosa serietà nel portamento ha lasciato il passo a capacità manageriali e un’impeccabile conoscenza di due o tre lingue.
Il maggiordomo del nuovo millennio è un lontano parente del suo predecessore di un secolo fa. Ha attraversato i decenni cambiando pelle. Sembrava un mestiere destinato all’oblio, confinato in qualche aristocratica tenuta del Kent o del Berkshire. E invece il butler non solo è sopravvissuto ai tempi, ma non ha mai goduto di così tanto successo. Secondo la società internazionale Nanny & Butler, nel 2015 la richiesta di questa figura professionale è aumentata del 20% in Italia (soprattutto in Veneto, Lombardia e Piemonte) e del 60% in Svizzera e nel Regno Unito, con una crescita notevole anche in Cina. E in un mercato del lavoro globalizzato, i maggiordomi più ricercati sono inglesi e italiani. Sauditi, russi, americani, inglesi e svizzeri sono disposti a spendere cifre esorbitanti per garantirsi i servizi di personale made in Italy altamente qualificato. All’estero, una tata può arrivare a guadagnare 4 mila euro al mese. Un maggiordomo capace di gestire un intero staff domestico arriva a 100 mila euro netti all’anno, più vitto, alloggio e altri benefit.
Nel nostro Paese, dal 2009, è attiva l’Associazione italiana maggiordomi (Aim), un ente no profit che si occupa della formazione e del placement della categoria. «Si tratta di un mercato in forte crescita da anni», spiega il presidente dell’Aim Elisa dal Bosco, «famiglie e hotel sono sempre in cerca di queste figure». Gli stipendi in Italia partono dai 1.500 euro mensili per i junior, a salire fino a 10 mila per chi ha alle spalle anni di curriculum. Ma non si tratta di un lusso esclusivo per nababbi. Sono in aumento anche coloro che “affittano” un maggiordomo per farsi organizzare una cena speciale con la fidanzata o per pianificare nei dettagli un trasloco. Un servizio del genere, a giornata, costa intorno ai 300 euro. Il livello qualitativo richiesto è altissimo, la preparazione meticolosa. Non ci si improvvisa maggiordomi. Per questo l’Aim organizza in tutta Italia corsi professionali, di durata variabile tra 100 e 400 ore, dedicati alla formazione di questa eccellenza nostrana. In Lombardia, con la partnership della società Formawork, ne sono stati portati a termine cinque nel solo 2015, completamente gratuiti per i disoccupati under 29. Il prossimo, con iscrizioni ancora aperte, partirà a inizio febbraio. «Diamo una mano a chi cerca lavoro: il 70% dei nostri corsisti ha trovato un impiego», spiega dal Bosco. Pochi e molto ambiti i posti a disposizione nei corsi: si impara a fare una valigia, gestire un guardaroba, pulire una calzatura o l’argenteria. Si studiano materie come galateo, cucina, management, usanze culturali, cura degli animali.
«Gli allievi hanno tra i 18 e i 60 anni, alcuni di loro lavorano in tutto il mondo», dice la presidente dell’Aim, che al momento ha circa 300 professionisti nel suo organico. Ex funzionari di banca, agenti di viaggio, neolaureati, casalinghe: c’è chi ha perso il lavoro e vuole reinventarsi, chi semplicemente ha trovato la sua soluzione alternativa alla crisi. Capita anche che ai corsi si iscrivano manager che vogliono imparare come comportarsi in occasioni di gala o imprenditori interessati a migliorare la gestione del proprio personale. Dopo l’apprendistato si aprono opportunità lavorative molto diverse: alberghi, yacht e navi da crociera, case private.
Le sfaccettature professionali sono infinite: si va dall’assistente personale al manager della casa fino al gestore delle spese domestiche o all’event planner. Un problem-solver dalle mille etichette. «Immaginiamo il maggiordomo come come un direttore d’orchestra, capace di dare armonia e tempi a più voci», si legge nel sito dell’Aim. Secondo gli esperti del settore, anche in questo campo italians do it better. «Tate professioniste, cuochi privati e maggiordomi italiani non sono mai stati richiesti come adesso, anche dall’estero, in particolare in Svizzera e a Londra», spiega Paola Diana, fondatrice e amministratore di Nanny & Butler (nannybutler.com), società di ricerca e selezione di personale specializzato nella cura della casa e dei bambini, con sedi a Roma, Milano e nella capitale del Regno Unito. «L’essere italiani si associa nell’immaginario comune all’eleganza, alla dolcezza nella cura dei bambini e al buon cibo, ed è sicuramente un valore aggiunto per chi cerca queste figure».
Lo stile del maggiordomo made in Italy, insomma, si distingue dal classico cliché british tanto caro a cinema, serie tv e romanzi gialli (vedi il box). Non è un caso quindi che sia italiano uno dei primi flying butler al mondo. Si tratta di Roberto Lietti, 33enne proveniente dal comasco, che da circa un anno fa parte della ristretta squadra di 13 maggiordomi volanti che operano a bordo degli Airbus della Etihad Airways. La compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti nei suoi voli da Abu Dhabi a Londra, Sydney e New York mette a disposizione il pacchetto The Residence: tre camere private con doccia, soggiorno e butler personale. Il tutto a una cifra tra 15 e 20 mila euro a tratta. Con eleganza e discrezione, sempre a passo felpato, il maggiordomo è passato dai gialli di Agatha Christie alla conquista dei cieli.


“Pagina 99”, 30 gennaio 2016

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