Inaugurato nel 1930, il Karl-Marx-hof coronò l'attività edilizia della Vienna Rossa (l'amministrazione socialista della capitale austriaca) che tra i 1922 e il 1934 costruì 61.175 case comunali. Furono finanziate tassando pesantemente i proprietari di case e i beni di lusso: «bolscevismo fiscale», lo chiamava la borghesia, odiando più di tutti l'assessore alle finanze Hugo Breitner.
Di architettura eterogenea, nei più diversi quartieri della città, le case comunali dovevano avere un 50% di cortili con area verde per garantire luce, aria e spazio di movimento; ed essere collegati con i mezzi di trasporto. Erano provvisti di strutture collettive, asili nido, lavanderie, cliniche odontoiatriche ed erano centri di vita culturale con sale di lettura, biblioteche, ecc. L'affitto nel 1926 era il 4% del salario medio operaio.
Oggi il Karl-Marx-hof è abitato da 4500 persone, ci sono lavanderie collettive, un asilo nido e una sala per feste. Il 25% dei viennesi vive ancor oggi nelle case comunali, arrivate nel frattempo a 220 mila. L'impegno del comune è di costruire 5000 alloggi comunali o di edilizia sociale ogni anno, destinate anche ai ceti medi. L'affitto massimo nella categoria più alta, comprensivo di condominio, è di 4 euro al metro quadro; il più basso di 1,30.
P.S.
La scheda è tratta dal “manifesto” e i dati d’attualità riguardano il 2004. A quanto ci dicono l’attività edilizia del comune di Vienna, nel decennio trascorso, è stata un po’ rallentata dalla crisi, mentre il costo degli affitti nelle case comunali è rimasto invariato.
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