14.11.11

I due Grilli, Terracini e gl'inganni della memoria (S.L.L.)

Umberto Terracini appone la firma sulla Costituzione Italiana
Ieri mattina, 13 novembre, Giuseppina Ficarra ha collocato sulla sua “bacheca” fb uno “Stato” che rievoca la nascita dell’articolo 29 della Costituzione.
Nel testo originariamente presentato in Assemblea Costituente, infatti, si parlava di “matrimonio indissolubile” come fondamento della famiglia. L’aggettivo “indissolubile” venne eliminato grazie a un emendamento che rese possibile nel 1970 l’introduzione del divorzio senza modifiche costituzionali.
L’amica e compagna attribuisce l’iniziativa al costituente comunista Grilli, il quale avrebbe agito contro il suo stesso partito. Dal mio commento elogiativo verso il comunista semisconosciuto che prima s’era opposto al partito e poi l’aveva trascinato al voto e sulla tolleranza che c'era nel Pci togliattiano per il dissenso, è scaturita una affettuosa schermaglia. Giuseppina, ammiratrice di Stalin, non lo è altrettanto del massimo esponente dello stalinismo italiano, Palmiro Togliatti.  
Quanto a me conoscevo la vicenda per averne letto in un libro-intervista di Umberto Terracini, che dell’Assemblea fu presidente dopo le dimissioni di Giuseppe Saragat, Come nacque la Costituzione (Editori riuniti, 1978) e perciò sono andato a rileggerlo.
Alla domanda di Pasquale Balsamo, il curatore del libro, sulla riformulazione dell’articolo 29 Terracini risponde: “Si trattò di una bella battaglia, cominciata a titolo personale dal compagno Grilli e conclusasi con il coinvolgimento dell’intiera assemblea”.
Il libretto contiene altri particolari sulla seduta, rievocata dall'intervistatore sulla base dei verbali della Costituente.
“La commissione dei 75 aveva approntato un testo così concepito: La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio indissolubile. In assemblea, il deputato comunista Grilli presentò all’insaputa di tutti un emendamento per la cancellazione della parola indissolubile. Successe il finimondo, creando un forte imbarazzo anche all’interno del gruppo parlamentare comunista. Togliatti, riassumendo i precedenti interventi di Maria Maddalena Rossi e di Nilde Jotti, aveva dichiarato di «non ritenere opportuno sollevare il problema del divorzio, ma che non era neanche il caso di insistere nell’inserire in uno specifico articolo il principio dell’indissolubilità del matrimonio»”.
Terracini completa la cronaca: “Una parte della Dc insistette e si arrivò al voto. Una volta tanto gli assenti democristiani superavano quelli laici e si ebbero 194 voti a favore della soppressione della parola, e 191 contrari. L’assemblea si era dunque spaccata a metà e, per fortuna, la coalizione laica poté superare di stretta misura quella Dc-Uomo qualunque”. Il plenum dell’Assemblea Costituente era di 555 e dunque gli assenti erano ben 170, divisi tra entrambi gli schieramenti.
Alla richiesta di Balsamo su come mai fosse stato proprio un costituente comunista a presentare l’emendamento, violando la disciplina di gruppo, Terracini risponde: "Questo compagno, modesto ma irriducibile nelle sue convinzioni, seppe cogliere al volo una grande occasione per compiere un’affermazione di principio. Il compagno Togliatti non era entusiasta, non era inizialmente favorevole alla presentazione di quell’emendamento, perché voleva ancora evitare l’urto frontale con la Dc e con il Vaticano."
Tutto giusto nella rievocazione, l'emendamento di Grilli, l'intervento di Togliatti, i voti da una parte e dall'altra, gli assenti, tranne una cosa: che il costituente Grilli non era comunista. La correzione fu comunicata nell'ottobre 94 a un convegno bolognese sulla storia della famiglia da un giovane ricercatore, Lorenzo Cinatti, ma sarebbe bastato consultare l'elenco dei Costituenti organizzato per gruppi di appartenenza. Cinatti spiegò come l'unico Grilli della Costituente, presentatore dell'emendamento, fosse in realtà un socialista aderente al gruppo del Psli di Saragat.
Serena Zoli, il 6 ottobre di quell'anno, così ne scrisse in un articolo sul "Corriere della Sera": "Con l'avallo delle testimonianze di Terracini, della Iotti e altri risultava che a proporre l'emendamento per evitare che l'indissolubilità del matrimonio venisse sancita nella Costituzione fosse stato un deputato comunista di nessuna notorietà, il quale si era così opposto a Togliatti, che cercava invece in ogni modo l'accordo con i cattolici. Ora Cinatti ha scoperto che ci fu confusione di nomi: a proporre l'emendamento fu un socialdemocratico, certo Umberto Grilli, mentre il deputato comunista si chiamava Giuseppe Grilli. «Crolla il piccolo mito storico del comunista che osa andare contro il suo grande capo», commenta lo storico Paul Ginsborg, maestro di Cinatti”.
A proporre l’emendamento soppressivo dell’indissolubilità era dunque stato l'avvocato Umberto Grilli, volterrano di nascita, grossetano d’elezione, infine astigiano d’adozione. Il Grilli (Umberto), nato nel 1982, era già stato deputato socialista nella XXVI legislatura monarchica, eletto nel 1919. Nel 1921 i fascisti fiorentini in una distruttiva spedizione a Grosseto gli avevano devastato lo studio. Nel ventennio Grilli s’era trasferito ad Asti, ove aveva esercitato la professione d’avvocato. Nel 1946 fu eletto deputato alla Costituente per il Psi; dopo la scissione di palazzo Barberini, nel gennaio del 1947, aderì al partito di Saragat, allora Partito Socialista dei lavoratori italiani. Alle elezioni del 1948 non si ripresentò e morì nel 1951. Chi volesse saperne di più, può trovare notizie nel ricordo che se ne fece alla Camera dei Deputati in occasione della morte.
(http://legislature.camera.it/_dati/leg01/lavori/stenografici/sed0787/sed0787.pdf ).
C’è peraltro un’inesattezza anche nella notizia riportata dal “Corriere”: all’Assemblea Costituente c'era un solo Grilli,  l'Umberto socialista, e non c’era in quel consesso alcun deputato comunista con lo stesso cognome.
Donde nasce dunque tanta confusione nelle memorie?
Tento una possibile spiegazione. Un Grilli parlamentare comunista vi fu realmente. Si chiamava Giovanni (e non Giuseppe) e non fu tra i Costituenti, ma venne eletto deputato nel 1948, nella prima legislatura repubblicana. Funzionario del Pci d’origine ravennate, si era trasferito in Lombardia muovendosi tra Como e Varese. Ecco i dati sul Grilli comunista ricavati dall’Elenco storico dei Parlamentari della Repubblica: “Grilli Giovanni (19/11/1903 - 30/6/1978) - I Leg. (Camera), II Leg. (Camera), III Leg. (Camera, dal 18 giugno 1958), IV Leg. (Camera, fino al 26 maggio 1964, dimissioni accettate)”.
E' probabile che a Giovanni qualcuno - nei tardi anni 50 - abbia attribuito l’emendamento, immaginando che fosse lui il Grilli membro dell’Assemblea Costituente. La diceria non fu smentita perché a Giovanni Grilli faceva vanto quell'indipendenza nei comportamenti e non dava fastidio neppure a Togliatti, che ne guadagnava un’immagine di tolleranza. L'unico veramente interessato a smentirla, Umberto Grilli, era deceduto nel 1951. 
Così, tra un “forse”, un “mi ricordo vagamente” e un “c’ero anch’io”, il verosimile prendeva gradualmente la consistenza del reale: tutti finivano  per accoglierlo e poi per ricordarlo come vero.
Gli storici dell’oralità, primo fra tutti Sandro Portelli, e gli psicologi hanno studiato il funzionamento di codeste interferenze tra memoria di gruppo e memoria individuale, che talora si tramutano in inganni ed abbagli. Nessuno ne è immune, neppure un grand’uomo come Umberto Terracini. (S.L.L.)

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