Quello che segue, scritto nel 1938, nel vivo della campagna demografica, è un durissimo attacco ad ogni progetto, attuale e potenziale, di emancipazione femminile, testo emblematico del pensare e dell'argomentare fascista. (S.L.L.)
Dicono che il femminismo sia causa di denatalità.
L'evoluzione della donna, nei vari secoli e nei vari luoghi, fino alla sua sublimazione nel pensiero cristiano, è stata un vero e proprio movimento femminista, se per femminismo intendiamo progresso, elevazione della donna.
Questo movimento progressivo, poi, non è stato per nulla nocivo alla natalità. Il femminismo, dunque, non è contrario alla maternità. Dalla donna dei tempi primitivi, alla donna del primo Ottocento, quando cominciò a comparire la denatalità, c'è una bella differenza! Questo progresso della donna, questo femminismo, non ha impedito all'umanità di crescere per mezzo della donna.
Da quando è cominciata la denatalità è cominciato anche quello che comunemente si chiama oggi il femminismo e che io chiamerei propriamente lo « sfemminismo, perché snatura la donna, o femminismo liberale ». Come l'umanesimo è il movimento di perfezionamento dell'uomo nell'umanità, così il femminismo dovrebbe essere il perfezionamento della donna nella femminilità. Il movimento femminista moderno vorrebbe, invece, fare della donna un maschio, e siccome ciò non può avvenire per il sesso, lo si fa nelle manifestazioni, nella moda, e nei gesti della vita. È la favola del pavone. Il corvo vuol divenire pavone e crede di aver fatto tutto vestendone le penne, ma resta sempre un brutto corvaccio. L'asino si mette la pelle del leone, ma resta sempre quell'asino che raglia.
Per questo movimento femminista o di mascolinizzazione, la donna non vuole più appoggiarsi all'uomo economicamente per formare la più perfetta delle società, la famiglia, ma vuole staccarsene e bastare a se stessa, anche per i suoi capricci.
Ora tutta questa mentalità scaturisce da una vera filosofia, se si può dire così, di libertinaggio, di sensualismo, di materialismo, di spudorato egoismo, di irreligiosità. Il cento e uno per cento di queste femministe sono delle incredule, delle vanesie, delle voluttuose, delle spostate, delle inette al matrimonio, delle sconfitte nella candidatura al matrimonio stesso, e si vogliono dar l'aria di superdonne, mentre sono delle sottodonne.
Per non ricordare che le più recenti, Ada Olberg, Ida Hanny-Lux, Vally Zepler, Maddalena Pellettier, Adams Lehmann propugnano apertamente un accoppiamento come quello dei cani, con chi si vuole, dove si vuole, come si vuole!
Questo femminismo si chiama pervertimento.
Da Il problema della natalità così lo risolvete! Roma, 1938
ora in Piero Meldini, Sposa e madre esemplare, Guaraldi, Rimini, 1975
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