4.7.13

Lettere dal carcere. Pio La Torre a Paolo Bufalini (1951)

Un'immagine di Pio La Torre nella propaganda del Pci
Dalle gravi accuse, che andavano dall'adunata sediziosa alla resistenza ed oltraggio alle forze dell'ordine, Pio La Torre venne assolto, ma dopo quasi un anno di carcerazione preventiva. Anche la magistratura giudicante fini col riconoscere che a Bisacquino, ove Pio La Torre era stato arrestato, vi era stata una provocazione poliziesca e che contro di lui c'erano solo testimonianze di birri, per di più non univoche.
Mentre Pio La Torre era in galera, nel partito comunista siciliano si svolgeva una sorta di "processo" a Pancrazio De Pasquale, reo di  "movimentismo" contadino (trascurava il ruolo della Regione autonoma) e di "lesa maestà"  (contrastava ed esautorava di fatto il leggendario Girolamo Li Causi, segretario regionale).
Da Roma fu mandato a sostenere Li Causi Paolo Bufalini, brillante esponente della nuova leva antifascista. Nel ruolo di vicesegretario regionale e di segretario della Federazione di Palermo guidò il "dopodepasquale" con grande moderazione, dando  fiducia a giovani come La Torre che erano stati molto vicini al dirigente criticato e trasferito (in Liguria). 
La lettera che segue fu inviata da Pio La Torre a Bufalini alla vigilia del Congresso di federazione che ne avrebbe sancito un ruolo di guida tra i comunisti palermitani e siciliani. Era rituale leggere nelle assise congressuali lettere di compagni in carcere che denunciavano il carattere antidemocratico della repressione, ma la lettera di La Torre non sembra avere nulla di rituale e non sembra mollare su un un punto importante: il primato - almeno in quella fase -del movimento di massa sulla politica istituzionale. Era il tempo in cui Raniero Panzieri, segretario regionale del Psi, sottolineava il carattere "rivoluzionario" del movimento contadino, l'unico in grado di inverare nuovi rapporti, autenticamente democratici, tra le persone e di spezzare la secolare subordinazione di tipo feudale verso i latifondisti e la borghesia agraria "mafiosa". (S.L.L.)
Pio La Torre negli anni 50
Lettera dal carcere dell’Ucciardone a Paolo Bufalini


Domenica 25-2-1951
Caro compagno Bufalini,
stiamo seguendo, io e i compagni contadini di Bisacquino, con grande attenzione gli sviluppi delle attività delle organizzazioni democratiche della nostra provincia sotto la spinta di un nuovo impulso dato dalla tua guida all'azione del partito.
Uno degli obiettivi che il nemico si prefigge chiudendoci in carcere è quello di strapparci alla lotta e isolarci da quel movimento che è la fonte di ogni nostro pensiero e azione. Ma se ci impedisce di partecipare a determinate attività non può impedirci, nelle condizioni attuali, di essere informati e di seguire passo passo e di vivere gli sviluppi di quel movimento col quale la nostra esistenza si identifica.
Le provocazioni del nemico possono dar luogo soltanto a maggiori sacrifici e sofferenze in seno al movimento popolare. Ma che cos'è quest'ultima provocazione di Bisacquino davanti alle grandi provocazioni come l'incendio del Reichstag o la stessa provocazione di Bisacquino nella sua prima edizione ordita da Crispi? E’ una cosa piccola. Piccola, appunto, perché piccola è la statura politica del nostro ministro di polizia e angusto è l'orizzonte di alcuni funzionari al suo servizio. La voce potente delle masse popolari e l'azione decisa del nostro partito possono avere facilmente ragione di Sceiba e dei suoi "zelanti servitori" anche in questo caso.
Dobbiamo però riconoscere che il partito nella nostra provincia non reagì sufficientemente al colpo subito con le repressioni poliziesche del marzo scorso. Si osserverà che ciò avvenne per una serie di motivi che non è il caso di esporre in questa sede. E chiaro, però, che ciò è accaduto perché diverse cose erano state da noi trascurate a proposito di come si sviluppano le lotte e si costruisce l'organizzazione di partito. In questi ultimi anni il popolo siciliano ha dato prova di sapersi battere generosamente per conquistarsi un regime di libertà, di progresso, di pace. Ha dato la vita di alcuni dei suoi figli migliori nella lotta contro la mafia che si opponeva allo sviluppo delle organizzazioni democratiche nei comuni della nostra isola: da Miraglia, a Li Puma, a Rizzotto e a Cangelosi; ha dato e dà anni di galera e di martirio per opporsi al regime reazionario di De Gasperi e di Scelba e per conquistarsi le sue riforme; dà la vita di altri suoi figli e altri anni di galera battendosi in prima linea nel campo dei partigiani della pace.
I massimi dirigenti del Pci ai funerali di Rosario Di Salvo
e di Pio La Torre. Al centro Berlinguer, a destra Bufalini.
Il popolo siciliano sta vivendo un periodo di fulgido eroismo nel quadro della grande epoca determinata dal travaglio dell'umanità che avanza verso il socialismo. Dobbiamo rendere coscienti le grandi masse popolari siciliane della vera portata di questa lotta e di quanto sia prezioso il patrimonio accumulato in questi anni. Si notano oggi i primi segni di uno spirito nuovo nei nostri compagni siciliani. Questo spirito nuovo deve diventare di massa per fare veramente grande il nostro partito in Sicilia. Per fare grande il nostro partito noi compagni siciliani dobbiamo studiare di più e meglio i problemi della nostra ideologia e quelli particolari delle nostre lotte e della nostra organizzazione, lavorare con più coraggio nelle lotte e avere più fiducia nelle nostre masse popolari e nella loro volontà di lottare e organizzarsi: noi compagni siciliani dobbiamo diventare più comunisti, più bolscevichi di quanto siamo stati sin'ora. Anche noi che siamo in carcere possiamo e vogliamo dare il nostro contributo a questa grande opera. Essendo partecipi intensamente delle attività che il partito svolge mentre noi siamo qui, avremo la coscienza di muoverci anche noi come parte integrante delle nostre organizzazioni. In questo modo annulleremo il proposito del nemico di isolarci dal nostro mondo e uniti a tutti i nostri compagni avanzeremo anche noi verso la conquista della libertà in un regime di lavoro e di pace. In occasione del congresso della federazione comunista palermitana giunga a te, compagno Bufalini, e a tutti i compagni della provincia l'augurio affettuoso mio e dei compagni contadini di Bisacquino.
Tuo compagno, Pio La Torre

dalla biografia di Monaco e Vasile, Pio La Torre, Flaccovio 2012

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