7.2.15

Palermo anni 60. Mattarella al Don Bosco (S.L.L.)

Bernardo Mattarella nel 1964
Ieri sera a cena si parla del presidente Mattarella ed, essendo i commensali del giro di LIBERA, inevitabilmente si accenna al padre Bernardo, a Danilo Dolci eccetera. Così mi capita di raccontare come conobbi (si fa per dire) il vecchio ministro Mattarella.
Doveva essere il 62 o il 63, facevo il ginnasio da convittore al Don Bosco di via Sampolo, a Palermo. Direttore era un prete molto politico, don Gemmellaro, il quale, nella rituale "buonanotte" che rivolgeva agli allievi dopo la preghiera collettiva, parlava spesso di politica: andava in sollucchero per esempio quando pronunciava il nome di Giorgio La Pira. Era fanfaniano e sostenitore del centrosinistra e in quei pensierini per la notte insinuava la tabe sinistrista. Parlava senza remore della nazionalizzazione dell'energia elettrica, diceva che l'aria, l'acqua, la luce (anche quella elettrica) devono essere di tutti.
Di quando in quando (sarà accaduto cinque o sei volte), a sorpresa, veniva a visitare il collegio qualche importante uomo politico e don Gemmellaro lo portava nelle grandi sale di studio a salutare noi allievi. Quando arrivò con Sua Eccellenza il ministro Bernardo Mattarella, lo presentò come un grande amico della "famiglia salesiana". La breve e affettuosa allocuzione dell'uomo politico si chiuse con grida di giubilo, all'uso dei salesiani. L'assistente, un giovanissimo salesiano dell'Agrigentino il cui fratello era funzionario del Pci, proclamò: "E per Sua Eccellenza Mattarella VITA-VITA" e noi compattamente con le nostre voci argentine gridammo VITA. E la cosa si ripetè altre due volte, come nel militaresco "hip-hip hurrà".
Si capisce perché poi, durante il 68 e dopo, alcuni di quei ragazzi, tra i più in gamba, fossero agguerriti antiautoritari nel movimento studentesco.

Questo, più o meno, il raccontino agli amici. Solo ora m'è venuto in mente che ieri era il 31 gennaio, festa di don Bosco. Quel santo birichino e spiritoso ha trovato il modo di farsi ricordare, perfino da chi come me trova orribile il suo paradiso ove non fanno che cantare le lodi di sua eccellenza il padreterno, gridando di quando in quando VITA-VITA.

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