26.12.18

Il lato oscuro dei social network (Giuseppina Ciuffreda)


Un vecchio articolo di una giornalista colta, curiosa e problematica - una “utopista concreta” fu definita - purtroppo scomparsa anzitempo nel 2015. Mi pare che il testo nulla abbia perso del suo interesse, anzi... (S.L.L.)

Giuseppina Ciuffreda

George Catlin, esploratore e pittore americano, dal 1830 al 1836 viaggia attraverso gli Stati Uniti disegnando ritratti dei capi pellerossa e scene di vita quotidiana dei diversi popoli. Ha capito che un mondo sta scomparendo e vuole conservarne la memoria, ma nel villaggio Mandan incontra la reazione dura delle donne che dopo aver visto con meraviglia la portentosa somiglianza tra ritratto e modello, non vogliono che continui nell’opera. I disegni sembrano vivi e per le donne «una tale operazione non poteva essere portata a termine senza sottrarre al soggetto ritratto un po’della sua vita... La sottrazione di vita naturale per istillarne un po’ da un’altra parte era, secondo loro, un’operazione inutile e distruttiva, un’operazione che avrebbe nuociuto molto alla loro comunità».
La vanità dei maschi alla fine prevale e ne siamo felici per le immagini storiche. Le Mandan erano succubi della magia omeopatica, direbbe l’antropologo James Frazer (Il ramo d’oro, 1890) ma la resistenza a cedere qualcosa di sé all’altro sconosciuto viene suggerita da fonti diverse. I Ching, millenario libro di sapienza cinese, avverte di non lasciare incustodito il cestino con le proprie “uova”, in diverse culture il nome concentrava l’essenza di chi lo portava e per non cadere in potere di altri era segreto o non si rivelava facilmente. Gesù nel Vangelo raccomanda di essere semplici come colombe ma «prudenti come serpenti», e nella teologia cattolica la Prudenza è una virtù cardinale, è il discernimento nella scelta. La Profezia di Celestino, testo new age, spiega come il conflitto tra umani sia una lotta continua per appropriarsi dell’energia dell’altro, e suggerisce modi per aprirsi senza cedere la propria né cercare di prendere quella altrui.
Mantenere il segreto è stato il suggello per la nascita dell’amicizia e avere un segreto da custodire, la percezione di vivere in «un mondo per certi versi misterioso», per Jung è un momento importante della crescita interiore (Il libro rosso). Ma non essere conosciuti, liberi dal controllo dei paesi, è anche un desiderio moderno, un beneficio nella transizione faticosa dai mondo rurale alla città.
La cautela, istintiva negli animali, ne va della loro vita, è stata per millenni legge non scritta dell’umanità ma in pochi anni, gli ultimi, fornire dati della propria vita ed esporsi pubblicamente è diventata una regola di massa. Tv delle viscere, reality, gossip, calendari, telefonini, accesso a siti web, you tube e social network. Per desiderio giusto di condividere, ingenuità e esibizionismo viviamo un incauto abbandono di precauzioni comuni a tutti gli esseri viventi e siamo protagonisti di un aspetto culturale di assoluta novità: la cessione volontaria di sé ad altri che non conosciamo. Esistere nei nuovi mezzi di comunicazione che annunciano il futuro dona un carattere identitario positivo, non sfiora il sospetto di condividere il fato dei tacchini invitati alla Festa del Ringraziamento passando per il forno. Perché le informazioni valgono, sul mercato della pubblicità, e non solo, i dati sono pepite d’oro e i social network sono miniere per chi li ha creati, informazioni che finiscono a disposizione di imprese e anche di Stati. Non a caso negli anni Ottanta per difendere i dati sensibili dai controllo dello stato c’è stata una forte lotta dei movimenti in Germania, al pari delle proteste in Gran Bretagna contro l’introduzione della carta d’identità decisa da Tony Blair.

“il manifesto”, 10 febbraio 2013

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