Il Campidoglio e la scala dell'Ara Coeli in una veduta di Giovan Battista Piranesi |
In occasione della mostra
veneziana per il secondo centenario delia morte di G. B. Piranesi
(nato a Mojano di Mestre nel 1720), la Fondazione Cini ha voluto
anche un convegno intemazionale di studio. Si è trattato, una volta
tanto, di un convegno utile a registrare a che punto siano oggi
pervenute le riflessioni su uno tra i più grardi produttori di
immagini fino ad ora esistiti. Il convegno ha rivelato che i
«profeti» del Piranesi, sparuta setta qualche anno addietro, non
solo sono stati capaci nel tempo di coinvolgere numerosi altri
storici dell’arte ma anche di produrre effettive novità
filologiche e interpretative. Qui è accaduto nel caso, ad esempio,
della relazione organizzata da Adriano Cavicchi e Silla Zamboni:
Inediti di G. B. Piranesi. Il contributo dei due studiosi ha
determinato l'incorporamento nella densissima galassia piranesiana di
due inediti taccuini, finalmente usciti dalla Biblioteca di Modena,
per sottoporci nuovi, interessantissimi elementi relativi alla
produzione di Giambattista e a quanto realizzarono i suoi
figli-allievi. fino alle collaborazioni di uno di loro, Francesco,
fuggito da Roma a Parigi nel 1799 per giacobinismo.
Alcune relazioni, come
quella di Andrew Robinson, hanno allontanato vecchie incertezze a
proposito della datazione delle «Vedute di Roma» staccatesi dalla
mano del maestro in tempi, per scopi e in forme diversi. Augusta
Monferini, nel ricomporre il paesaggio della «cultura antiquariale
di Piranesi», ha arrecato nuove certezze alle combinazioni
culturali, ideologiche, di colui che. di fronte alla «smisurata mole
de’ marmi» consacrata dalla storia, senti come impossibile
l’esperienza «dell’Architettura medesima caduta da quella beata
perfezione a cui fu portata ne’ tempi della maggiore grandezza
della romana repubblica». È nell’investigare le ragioni della
crisi che la «parola piranesiana — per citare Tafuri — rinuncia
alla verità, diviene una parola senza verità». Se frantumazione
dei valori e orientamenti illuministi possono aiutare a ristabilire
le linee del mondo piranesiano. la Monferini ha attentamente montato,
allora, i rapporti tra Piranesi e l’abate Ridol-fino Venuti,
soprintendente alle antichità di Roma regnando Benedetto XIV. amico
di Montesquieu.
Una immagine dalle "carceri" di G. B. Piranesi |
Il riferimento al
pensiero illuminista è tornato con forza, allorquando Maurizio
Calvesi ha portato il suo contributo d’analisi e di riflessione su
«i temi delle carceri». Calvesi ha osservato come le ipotesi
storico-politiche di Piranesi riflettessero «l’intensità del
dibattito sul diritto romano così acceso negli anni in cui si
pubblicarono ”le carceri”». Nella dimensione ideologica
dell’artista si è, infine, ancora spinto Renato Barilli con una
serie di riferimenti agli scritti di Edmund Burke che a metà del
Settecento aveva elaborato le differenze fra «bello» e «sublime».
L'Unità, 28 ottobre 1978
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