Lui sosteneva che
l’extraterrestre spielberghiano si ispirasse al muso di un gatto
himalayano. Ma il pedigree ufficiale dell’alieno parla di una
fusione dei volti di Cal Sandburr, Albert Einstein e Ernest Hemingway
NEW
YORK
Ha
vinto Oscar per aver concepito uno degli alieni più amati del mondo
e le fauci di uno dei più temuti, ma le sue radici erano nell’horror
all’italiana. Carlo Rambaldi, il celebratissimo pittore scultore
che ha ideato ET. è morto ieri a Lamezia Terme coll’età di 86
anni. Bava (Terrore nello spazio, Reazione a catena), Fulci
(La lucertola con la pelle di donna), Argento (Profondo
rosso), passando per il warholiano Paul Morissey (Andy
Warhol's Dracula, Andy Warhol's Frankenstein) gli «autori»
di Rambaldi prima del salto a Hollywood, sollecitato da John
Guillermin che lo ha voluto, in un team di cui facevano parte anche i
due geni americani Rick Baker e Rob Bottin, a disegnare King Kong
per il remake prodotto da Dino De Laurentiis nel 1976 (fu quello
il suo primo Oscar). L’anno dopo, Spielberg lo ha chiamato per la
«realizzazione» dell’etereo extraterrestre che appare nella
sequenza finale di Close Encounters of the Third Kind. Ma
Rambaldi sapeva anche essere cattivissimo, come ha provato ideando
gli effetti della terribile, dentutissima testa di Alien, nel
film di Ridley Scott, o quando alle prese con la creatura di
Possessione di Andrzej Zulawski, un mostro più vicino allo
stile pittorico dei suoi primi lavori italiani.
Nel
1981, Spielberg avrebbe chiesto aiuto a Rambaldi dopo aver rifiutato
un prototipo di ET realizzato da Ed Verraux per un costo di 700mila
dollari. Tra le ispirazioni del dolcissimo alieno precipitato sulla
terra (il collo in particolare) anche un quadro di Rambaldi stesso,
Women of Delta. Il grande effettista italiano ha sempre detto
che gli spunti dei suoi primi bozzetti per l’extraterrestre
venivano dal muso di un gatto himalayano, e che comunque il gatto era
stato la creatura di riferimento. Ma il pedigree ufficiale di ET
parla di una fusione dei volti di Cal Sandburr, Albert Einstein e
Ernest Hemingway. In ogni caso, il capolavoro di Spielberg deve
moltissimo all’intuizione geniale di Rambaldi che, in quegli anni
(insieme tra gli altri a Baker e Bottin) era parte della rosa
ristrettissima di maghi degli effetti speciali meccanici che hanno
rivoluzionato il cinema hollwyoodiano.
Rambaldi
è stato anche il creatore dei mostri di Dune di David Lynch,
un’altra grossa produzione Usa di De Laurentiis. Sempre per il
produttore italiano, ha realizzato effetti speciali per il sequel di
Conan, Conan the Destroyer, e un sequel di King Kong.
Fedele
alla dimensione artigianale, materica dell’effetto special,
Rambaldi non ha mai dato segno di volersi far sedurre dai computer -
riteneva il digitale troppo facile e troppo costoso. «Il digitale
costa otto volte di più della maccaronica. ET è costato un milione
e mezzo di dollari e l’abbiamo realizzato in tre mesi. Un film con
120 inquadrature. Per fare lo stesso in Cgi ci vorrebbero 200 persone
e quasi il doppio del tempo».
Ma,
nonostante l’arditezza della sua immaginazione, era capace di
enorme verosimiglianza: nel 1971, quando Lucio Fulci fu citato in
tribunale per crudeltà nei confronti di un animale, Rambaldi dovette
dimostrare al giudice che la vivisezione di un cane che si vede in
Una lucertola con la pelle di donna, non era vera, ma frutto
della sua arte.
“il
manifesto”, 11 agosto 2012
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