2.10.18

Il fulmine, la piuma e l'immagine nella pupilla (Gianluigi Beccaria)

GIANLUIGI BECCARIA

Ogni parola, diceva Charles Bally, ha dei contorni che si fondono e si confondono entro l’ambiente in cui vivono. La parola «bue», scriveva, fa pensare a «vacca, toro, vitello, coma, ruminare» ecc., a «lavoro, carro, giogo» ecc., emette in moto idee di forza, resistenza, lavoro paziente, e anche di lentezza, pesantezza, passività. Di qui le relative comparazioni, i modi di dire, i proverbi, le metafore: «ruminare un pensiero», «forte come un bue».
Dalle associazioni nascono le metafore, che non sono soltanto un fattore del cambio del significato, ma un meccanismo universale che arricchisce i linguaggi di questa terra. L’uomo nel corso dei secoli ha creato per analogia un numero infinito di metafore semplicissime, concretissime: «bacillo», che prende le mosse dal bastoncino, o «abbacchiato», che ha ancora a che vedere col bastone, nel senso di «battuto col baculum», e c’è «virgola», che deriva per metafora dal ramoscello flessibile.
Come sosteneva Aristotele nella Poetica, con la metafora trasferisco a un oggetto il nome che è proprio di un altro. Sostituisco una parola con un 'altra il cui senso letterale ha qualche somiglianza col senso letterale della parola sostituita. Non c’è manuale scolastico che non citi il caso di «testa», originariamente nome del vaso di terracotta, passato poi nel linguaggio familiare e scherzoso a significare «capo». Partenza concretissima ha un aggettivo come «folle», dal latino follis «sacco di cuoio, mantice, contenitore di aria», che per metafora è passato a indicare la «testa vuota», colui che agisce senza senno. Altra metafora che parte dal concreto è «pupilla», dal lat. pupilla, «bambolina, bambina», la piccola immagine che nella pupilla si riflette rovesciata.
Molte metafore sono una sorta di scorciatoia verbale: invece di dire che un «muscolo» assomiglia a un topolino che si muove sottopelle lo si chiama direttamente «topolino», lat. musculus. Come osservava un grande maestro latino nell’arte della retorica, Quintiliano, la metafora (ma non sempre!) è una similitudo brevior, una similitudine abbreviata: «è un fulmine» significa che una persona è veloce come..., ed «è una piuma», che è leggera come...
In poesia la metafora regna sovrana, Prendo due parole e le ricongiungo per similitudine. Dato «rondini» e «forbici» un poeta può proporre «Le rondini sono/ forbici /leggere/che tagliano/il cielo coi loro voli neri».

Tuttolibri – La Stampa”, 21 luglio 2007

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