28.12.18

Batteri restauratori



Uno studio del Centro di ricerca interdipartimentale dell’Università di Ferrara ha scoperto l’esistenza di «batteri restauratori», microrganismi che aiutano a proteggere le opere d’arte dal degrado. Il gruppo di lavoro impegnato guidato dalla microbiologa Elisabetta Caselli ha testato con risultati incoraggianti i batteri probiotici del genere Bacillus, già utilizzati negli ospedali, sull’Incoronazione di Maria Vergine realizzata da Carlo Bononi tra il 1616 e il 1617, custodito nel transetto della chiesa di Santa Maria in Vado a Ferrara, e danneggiato dal terremoto del 2012.
Erano sotto osservazione batteri e funghi che colonizzano le tele antiche, nutrendosi di pigmenti come la lacca rossa e le terre rosse e gialle: “banchetti” che a lungo andare degradano il dipinto. A partire da un piccolo campione di tela, il gruppo di lavoro ha realizzato un vero e proprio censimento dei microrganismi presenti sui materiali pittorici e sulla tela del capolavoro di Bononi: tecniche di microscopia e colture microbiche hanno permesso di isolare i diversi ceppi di batteri, oltre che funghi appartenenti ai generi Aspergillus, Penicillium, Cladosporium e Alternaria.
"Da anni il Centro Interdipartimentale CIAS dell’Ateneo si occupa di ricerche sul popolazioni microbiotiche, soprattutto in ambito ospedaliero” ha spiegato la professoressa Caselli, “dove ha dimostrato che il trattamento con batteri probiotici del genere Bacillus può ridurre fortemente la contaminazione da patogeni e le conseguenti infezioni. Sulla base di questi dati, il gruppo ha ipotizzato che la ‘rimodulazione’ del microbiota possa essere un principio generale applicabile in molti campi, tra cui quello della conservazione dei beni culturali e delle opere d'arte".
Sulla tela del Bononi si è testata la sensibilità dei microrganismi contaminanti ai batteri Bacillus, che si sono rivelati in grado di inibire la crescita di tutte le specie microbiche isolate dal quadro. Potrebbe essere una rivoluzione per il mondo del restauro.

Fonte – Francesca Grego in “Arte.it”, 10 dicembre 2018

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