Un vecchio articolo di
una giornalista colta, curiosa e problematica - una “utopista
concreta” fu definita - purtroppo scomparsa anzitempo nel 2015. Mi
pare che il testo nulla abbia perso del suo interesse, anzi...
(S.L.L.)
Giuseppina Ciuffreda |
George Catlin,
esploratore e pittore americano, dal 1830 al 1836 viaggia attraverso
gli Stati Uniti disegnando ritratti dei capi pellerossa e scene di
vita quotidiana dei diversi popoli. Ha capito che un mondo sta
scomparendo e vuole conservarne la memoria, ma nel villaggio Mandan
incontra la reazione dura delle donne che dopo aver visto con
meraviglia la portentosa somiglianza tra ritratto e modello, non
vogliono che continui nell’opera. I disegni sembrano vivi e per le
donne «una tale operazione non poteva essere portata a termine senza
sottrarre al soggetto ritratto un po’della sua vita... La
sottrazione di vita naturale per istillarne un po’ da un’altra
parte era, secondo loro, un’operazione inutile e distruttiva,
un’operazione che avrebbe nuociuto molto alla loro comunità».
La vanità dei maschi
alla fine prevale e ne siamo felici per le immagini storiche. Le
Mandan erano succubi della magia omeopatica, direbbe l’antropologo
James Frazer (Il ramo d’oro, 1890) ma la resistenza a cedere
qualcosa di sé all’altro sconosciuto viene suggerita da fonti
diverse. I Ching, millenario libro di sapienza cinese, avverte
di non lasciare incustodito il cestino con le proprie “uova”, in
diverse culture il nome concentrava l’essenza di chi lo portava e
per non cadere in potere di altri era segreto o non si rivelava
facilmente. Gesù nel Vangelo raccomanda di essere semplici
come colombe ma «prudenti come serpenti», e nella teologia
cattolica la Prudenza è una virtù cardinale, è il discernimento
nella scelta. La Profezia di Celestino, testo new age, spiega
come il conflitto tra umani sia una lotta continua per appropriarsi
dell’energia dell’altro, e suggerisce modi per aprirsi senza
cedere la propria né cercare di prendere quella altrui.
Mantenere il segreto è
stato il suggello per la nascita dell’amicizia e avere un segreto
da custodire, la percezione di vivere in «un mondo per certi versi
misterioso», per Jung è un momento importante della crescita
interiore (Il libro rosso). Ma non essere conosciuti, liberi
dal controllo dei paesi, è anche un desiderio moderno, un beneficio
nella transizione faticosa dai mondo rurale alla città.
La cautela, istintiva
negli animali, ne va della loro vita, è stata per millenni legge non
scritta dell’umanità ma in pochi anni, gli ultimi, fornire dati
della propria vita ed esporsi pubblicamente è diventata una regola
di massa. Tv delle viscere, reality, gossip, calendari, telefonini,
accesso a siti web, you tube e social network. Per desiderio giusto
di condividere, ingenuità e esibizionismo viviamo un incauto
abbandono di precauzioni comuni a tutti gli esseri viventi e siamo
protagonisti di un aspetto culturale di assoluta novità: la cessione
volontaria di sé ad altri che non conosciamo. Esistere nei nuovi
mezzi di comunicazione che annunciano il futuro dona un carattere
identitario positivo, non sfiora il sospetto di condividere il fato
dei tacchini invitati alla Festa del Ringraziamento passando per il
forno. Perché le informazioni valgono, sul mercato della pubblicità,
e non solo, i dati sono pepite d’oro e i social network sono
miniere per chi li ha creati, informazioni che finiscono a
disposizione di imprese e anche di Stati. Non a caso negli anni
Ottanta per difendere i dati sensibili dai controllo dello stato c’è
stata una forte lotta dei movimenti in Germania, al pari delle
proteste in Gran Bretagna contro l’introduzione della carta
d’identità decisa da Tony Blair.
“il manifesto”, 10
febbraio 2013
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