Nonostante le demagogiche
ordinanze di Scelba. nonostante i fermi, le contravvenzioni e gli
arresti dell’altro ieri “la consueta polvere negli occhi”, i
prezzi in questi ultimi tre giorni sono paurosamente aumentati al
mercato all'ingrosso e quindi in quello al minuto.
Abbiamo accennato ieri al
capitone, pesce tipico della festività natalizia, in vendita
all'ingrosso a 1800 lire, ma in realtà tutto il mercato del pesce ha
subito aumenti non indifferenti, che variano dalle 100-150 lire per
quello normale alle 500 lire per pesce fino e al doppio (000 lire)
per le anguille.
Gli abbacchi e i polli
hanno raggiunto ieri le 700 lire al chilo, contro le 450 dello scorso
Natale, i tacchini vengono venduti a 1100-1200 lire al chilo. Anche i
generi di salsamenteria hanno risentito della vicinanza delle feste;
così il prosciutto è aumentato di una trentina di lire, il
parmigiano costa 200 lire l'etto e la conserva è aumentata di una
quarantina di lire.
L’olio (in questo
settore si parla di cattivo raccolto) ha felicemente toccato le 150
lire al litro ed il lardo è aumentato di 60 lire l’etto.
Gli zamponi e gli altri
generi tipicamente natalizi sono poi assolutamente intoccabili per la
maggior parte della popolazione. Si parla di 1000, 1500 lire al
chilo.
Magro cenone e un ancor
peggiore pranzo di Natale, attendono dunque i romani. Si dovrebbero
sborsare svariati biglietti da mille perché ogni merce fosse
accessibile.
“l'Unità”, pagina
della cronaca di Roma, 25 dicembre 1948
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