Le tre di notte. La sveglia suona. Gemendo e bofonchiando, si siede sul letto, ferma la sveglia. Sbadiglia. Muore di sonno. A occhi chiusi, afferra un termos già preparato sul comodino e beve, a canna, mezzo litro di caffè. Brontola, forse bestemmia. Va alla finestra, l’apre, respira, scatarra. Si lava la faccia. Finalmente è sveglio. Sono le tre e dieci. Si avvicina al telefono, compone un numero. “Pronto... cara, sei tu? Scusami se ti ho svegliata... ma non potevo dormire... dovevo sentire la tua voce.”
da Diario futile di un signore di mezza età, Bompiani 1993
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