11.4.13

Charlie Chaplin ad Amarillo (di Alistair Cooke)

Charlie Chaplin nel film "Il pellegrino"
Il brano che segue l’ho tratto dal magazine del “Corriere della Sera”, che allora si chiamava “Corriere della sera illustrato”, non ricordo più in quale giorno della settimana. L’anno è il 1978, il mese dovrebbe essere gennaio o al massimo febbraio: era appena morto Charlie Chaplin e la Rai-Tv mandava in onda un ciclo a lui dedicato. In quella occasione il “magazine” presentò un brano ricavato dal primo capitolo della più recente biografia, Six men, di Alistair Cooke, pubblicata in Inghilterra l’anno prima. (S.L.L.)
Una bisteccheria ad Amarillo, nel Texas
Per riuscire a gettare almeno uno sguardo su Charles Chaplin si è mossa, nel nostro secolo, più gente, in ogni parte del mondo, di quanta si sia agitata in tutta la storia per qualsiasi altro personaggio.
Nel 1917, quando Chaplin faceva soltanto da tre anni dei film a due bobine, il suo studio era la corte dove affluivano i più eminenti artisti in tournée: Paderewski, Godowski, Heifetz, Harry Launder, Dame Nellie Melba. Nel 1921, al suo primo ritorno in Gran Bretagna, da quando l'aveva lasciata da oscuro attore di varietà, la folla alla stazione di Waterloo lo sollevò sulle spalle, appena sceso dal treno traghetto, e le strade, lungo il percorso di tre miglia fino al Ritz, erano colme di gente come per un'incoronazione. Dieci anni dopo, ci vollero più di cento poliziotti per scortarlo dal porto di Tokio all'Imperial Hotel. Durante una visita di due mesi in Europa, nel 1931, che comprendeva una piccola deviazione in Africa, dovette abbandonare il progetto di andare in giro per spese ad Algeri e Marrakech. A Berlino fu ospite del Reichstag. A Parigi, il gabinetto Briand presenziò alla sua investitura di membro della Legion d'Onore. A Londra, Winston Churchill brindò a lui durante un pubblico banchetto e, tra i grandi venuti a salutarlo, vi furono H. G. Wells, J. M. Barrie, Emil Ludwig, Lloyd George, Lady Astor, il re e la regina, il principe di Galles, il duca di Connaught e Bernard Shaw. Shaw spezzò un voto che aveva fatto per tutta la vita e indossò l'abito da sera, per poter apparire con lui alla prima di Luci della città. Il Mahatma Gandhi fu l'unico innocente in questa maestosa processione di ammiratori. Essendogli stato detto che era importante per lui incontrarsi con il grand'uomo, rispose: «Chi è il signor Chaplin?». Tuttavia, si incontrò con lui.
Questo elenco di celebrità non è stato compilato per provocare esclamazioni di stupore. Il suo solo scopo è di precisare che, mentre i Beatles, per esempio, possono avere goduto di un'idolatria altrettanto diffusa, ciò accadde soltanto tra i loro fanatici sostenitori. Chaplin fu invece assalito da gente comune, di ogni tipo, di ogni età, era noto in tutti i Paesi, ed era l'ospite ricercato di re, statisti, autori, artisti, celebrità di ogni genere.
Vi è una storia, che Chaplin ama raccontare, che dimostra come, nei primi tempi, nessuno più dello stesso Chaplin fu soverchiato, meravigliato, travolto dall'ampiezza di tale fama.
Il fatto accadde quando Chaplin già guadagnava 1.250 dollari la settimana, un compenso che sarebbe stato abbastanza elevato anche per un divo della lirica (di lì a un anno, il suo compenso era già salito a diecimila dollari la settimana): egli era già, finanziariamente, il capitale più prezioso del mondo cinematografico.
Nelle serate solitarie Chaplin amava recarsi in un caffè di Santa Monica, il cui proprietario e gestore era un certo Nat Goodwin, un comico che tempo addietro aveva lavorato a Londra, meritandosi l'appellativo di «supremo mimo americano». Chaplin sapeva tutto della fama di Goodwin e guardava a lui, senza dubbio, come a un primo tra uguali. Egli andava al caffè di Nat Goodwin come ad una corte e ascoltava il «re» ricordare i suoi trionfi. E Goodwin era conscio della fama di Chaplin assai più di quanto non lo fosse lo stesso Chaplin.
Vi fu un tempo, all'inizio del 1916, in cui Chaplin era esaurito per la frenetica attività svolta: tredici film in quattordici mesi. Aveva appena finito di «girare» Carmen, una parodia dell'opera, e decise di accettare l'invito di suo fratello Syd a recarsi a Nuova York. Era la prima volta che egli poteva rivedere la grande città da quando l'aveva lasciata come componente della compagnia di varietà di Fred Karno. Goodwin disse a Chaplin che egli avrebbe potuto essere sbranato e gli diede un piccolo consiglio paterno: «Riceverai inviti dappertutto, ma non accettare. Scegliti uno o due amici ed accontentati di immaginare il resto... John Drew era un grande beniamino della società ed andò in tutte le case nelle quali fu invitato, ma gli ospiti non andarono al suo teatro. L'avevano già avuto con loro in salotto».
Chaplin salì sul treno che doveva portarlo verso est e si rilassò al pensiero dei cinque giorni di anonimato che avrebbe preceduto il vortice di impegni sociali che, come gli aveva preannunciato Goodwin, l'avrebbero investito nell'ambiente cinematografico di Nuova York.
Alla sera del secondo giorno di viaggio, si stava radendo, in mutande, nella toilette, quando il treno arrivò ad Amarillo, nel Texas. Mentre il convoglio entrava in stazione, all'orecchio di Chaplin cominciò a giungere un vago brusio. Egli guardò fuori e scorse una densa folla sul marciapiede ed una fila di tavole colme di rinfreschi. Come qualsiasi altro viaggiatore, egli pensò che la popolazione di Amarillo si apprestasse a dare il benvenuto a qualche eroe locale, un divo del calcio, il governatore forse, e riprese a radersi.
Ma improvvisamente, il vago brusio si trasformò in un richiamo cadenzato: «Charlie, Charlie, Charlie! Dov'è Charlie Chaplin?», qualcuno gridava. Vi fu uno scalpiccio nel corridoio e una deputazione riuscì a scovarlo. Gli fu concesso di lavare la faccia e di infilarsi i pantaloni, camicia e cravatta, e quindi Chaplin discese in mezzo ad un subisso di esclamazioni, mentre il sindaco gli si avvicinava per invitarlo «a bere e mangiare qualcosa», insieme, evidentemente, con l'intera popolazione di Amarillo. Ma la folla era troppo turbolenta per non temere della sicurezza di Chaplin, e il sindaco, sbattuto contro la fiancata del treno insieme ad un arruffato Chaplin, mentre i poliziotti, gridando, cercavano di arginare la massa, ebbe un cambiamento d'umore alla Groucho e proruppe: «O.k., Charlie, lasciamo perdere».
La stessa cosa accadde a Kansas City e a Chicago. Lungo il percorso, dove il treno attraversava le stazioni suburbane, la gente stava a grappoli o disposta in lunghi cordoni ai bordi della strada ferrata, salutando con la mano P«uomo», che doveva essere seduto in qualche scompartimento di quel treno. Non era più il Southern Pacific Transcontinental proveniente da Glendale, era il treno di Chaplin.
Da allora egli scoprì con un certo allarme che la propria intimità, che egli amava, veniva invasa di giorno e di notte. Semplicemente, ma ineluttabilmente, egli scoprì, dopo il primo ritorno a Nuova York, che non poteva concedersi il lusso della scelta raccomandatogli da Nat Goodwin: «Scegliti un paio di amici e contentati di immaginare il resto».
Perché, i successivi vent'anni o giù di lì, le fiumane di posta (a Londra, 73 mila lettere in due giorni) non cessarono mai, né i torrenti di inviti, né i raid di altre celebrità in caccia di incontri con personaggi famosi. Ciò lo costrinse ad avere una vita privata clandestina: e, d'altra parte, poche figure pubbliche hanno avuto per tanto tempo una vita privata turbolenta come la sua. Fin dai primi tempi, quelli delle farse grossolane, quando regista, attori e personale di scena erano dei nomadi, vi fu sempre qualche «questione» con una o l'altra delle «bellezze al bagno» di Mack Sennett.
Chaplin, sarà bene ricordarlo, non era soltanto un uomo vivace e divertente, un incantevole mimo fin dagli anni dell'infanzia. Egli era anche notevolmente bello, estremamente attraente per le donne e pronto ad essere attratto da loro. Soprattutto da due tipi di donna: la donna fatale e la donna bambina. La gamma è rappresentata, alle sue opposte estremità, da Pola Negri e dalla sua prima moglie, Mildred Harris. Di quando in quando, egli si trovò coinvolto con donne, per così dire, terrene, vigorose. Ma quelle che cercava, erano le adolescenti. E ne sposò tre: Mildred Harris, sedicenne, quando egli aveva ventinove anni; Lita Grey, diciassettenne, quando egli ne aveva trentacinque; Oona O'Neill, diciottenne, quando ne aveva cinquantacinque.

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