23.4.13

Baschi e merluzzi (di Mark Kurlansky)

Berretto basco
Da un libro di storia  che mi ha garantito un piacevole viaggio, Merluzzo. Storia del pesce che ha cambiato il mondo, traggo a memoria mia e di altri un brano dal primo capitolo, elogio di un piccolo (e grande) popolo europeo. (S.L.L.)
Merluzzo atlantico
Si tramanda che nel Medioevo un pescatore avesse pescato un merluzzo lungo un metro, il che era peraltro abbastanza comune al tempo. E anche il fatto che il merluzzo parlasse non destava particolare meraviglia. La cosa strana è che parlasse una lingua sconosciuta. Parlava basco.
Questa leggenda popolare basca sta a indicare non solo l'attaccamento dei baschi alla loro lingua perduta, indecifrabile al resto del mondo, ma anche il loro legame con il merluzzo atlantico, il Gadus morhua, un pesce che non è mai stato trovato in acque basche e neppure spagnole.
I baschi sono gente enigmatica. Essi sono vissuti in quello che è ora l'angolo nord-occidentale della Spagna e in una tacca del sud-ovest francese, e ciò da tempo più remoto di quanto la storia possa registrare, e, non solo resta sconosciuta l'origine della loro lingua, ma la stessa origine della popolazione pare destinata a rimanere un mistero. Secondo una delle teorie esistenti, questa gente dalle guance rosee, dai capelli scuri e nasi pronunciati altro non era che l'originario popolo degli Iberi, sospinti dagli invasori verso quest'angolo montagnoso fra Pirenei, Cordigliera Cantabrica e golfo di Biscaglia. O forse erano la gente di qui.
Pascolavano le pecore sui verdi e fin troppi ripidi pendii delle montagne, esaltanti per la loro rara e aspra bellezza. Avevano le loro canzoni, una loro letteratura, nella loro lingua distinta, l'euskera. L'euskera, che è probabilmente la più antica lingua viva d'Europa, è una delle sole quattro lingue europee - insieme all'estone, il finlandese e l'ungherese - che non appartengono al ceppo indo-europeo. I baschi hanno anche degli sport propri, e in particolare il jai alai, e un copricapo particolare, il berretto basco, più grande di qualsiasi altro berretto.
Benché il loro territorio si situi attualmente in tre province della Francia e quattro della Spagna, i baschi hanno sempre ribadito l'esistenza di un loro paese autonomo, che essi chiamano Euskadi. I diversi potenti popoli che li hanno sempre circondati - un tempo i Celti e i Romani; poi le case regnanti di Aquitania, Navarra, Aragona e Castiglia; e più tardi ancora le monarchie spagnole e francesi, le dittature e le repubbliche - hanno cercato di sottometterli e integrarli, fallendo sempre. Negli anni Sessanta del nostro secolo, quando ormai la loro antica lingua veniva solo sussurrata dopo che il dittatore Francisco Franco l'aveva dichiarata fuori legge, essi l'hanno segretamente modernizzata per ampliarne l'uso, e, oggi che 800.000 persone parlano basco nel mondo, vengono pubblicate in euskera 1000 titoli all'anno, quasi un terzo opera di autori baschi e per il resto traduzioni da altre lingue.
«Nire aitaren etxea/ defendituko dut.l Otsoen kontra» (Io difenderò/ la casa di mio padre./ Contro i lupi): sono i versi iniziali di un famoso poema in moderno euskera, scritto da Gabriel Aresti, uno dei padri della lingua modernizzata. I baschi sono stati capaci di conservare, malgrado la repressione e le guerre, questa loro caparbia individualità perché hanno fatto in modo di mantenere viva, attraverso i secoli, una loro forte attività economica. Infatti i baschi sono, non solo pastori, ma popolo marinaro, noto per i successi commerciali. Durante il Medioevo, quando gli europei mangiavano grandi quantità di carne di balena, i baschi correvano mari lontani e portavano a casa balene. Erano in grado di spingersi così lontano in virtù del fatto che avevano trovato grandi branchi di merluzzo, l'avevano pescato e salato, e questo consentiva loro di avere una forte scorta di cibo che non si sarebbe guastato nei lunghi viaggi.

Merluzzo,Oscar Mondadori, 2001 

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