9.8.14

Giovanna Daffini (Villa Saviola di Motteggiana 1914 - Gualtieri 1969)

Giovanna Daffini nasce il 22 aprile 1914 in una modesta famiglia di campagna della provincia di Mantova. Fin da giovane inizia a lavorare come mondina nelle risaie piemontesi e della Lomellina dove ha la possibilità di apprendere i canti di lavoro del repertorio delle “squadre” di mondariso che provengono in prevalenza da molti villaggi padani. Il suo lavoro stagionale in risaia, che svolge dal 1927 al 1952, le fornirà, quindi, i fondamenti canori per intraprendere un’attività artistica che avrà inizio grazie anche alle sollecitazioni del padre Essio, suonatore di violino, accompagnatore-commentatore musicale delle proiezioni del cinema muto e, in seguito, a causa della crisi venutasi a determinare dall’avvento del cinema sonoro, costretto ad esibirsi come suonatore ambulante nelle più diverse occasioni. Giovanna apprende così i primi rudimenti della chitarra e avvia una fase esistenziale che la condurrà ad esibirsi in svariati spazi di intrattenimento tradizionale, dall’osteria alla chiesa, dalle sagre alle cerimonie nuziali, dalle feste familiari alle celebrazioni civili.
Nel 1933 incontra il violinista Vittorio Carpi, di Santa Vittoria di Gualtieri (Reggio Emilia), appartenente ad una nota famiglia di virtuosi di quello strumento, e con lui darà inizio ad un lungo sodalizio artistico e di vita. Nel 1936 Giovanna si sposa con Vittorio (è vedovo con quattro figli) e si stabilisce a Gualtieri, nella vicina pianura reggiana. Nel 1937 dà alla luce il figlio Ermanno.
La sua storia di vita si snoda tra grandi difficoltà e pari dignità personale e la conduce ad un sistematico lavoro di collaborazione con il marito, sempre più raramente impegnato, ad ingaggio, in qualche orchestra o in teatri nazionali e del territorio. Vivono in un fatiscente alloggio popolare ricavato nel Palazzo Bentivoglio e si spostano da Gualtieri per svolgere la loro attività nelle campagne circostanti. Ricorda, a questo proposito, il critico musicale Gustavo Marchesi ne «La Gazzetta di Parma» del 27 febbraio 1973 (Donna lombarda) che il trenino proveniente da Guastalla, un tempo costituito da «cinque, sei scatolette verdi legate da ganci tremolanti» ospitava a volte, da Gualtieri, «Giovanna Daffini e Vittorio Carpi che andavano al mercato a vendere le loro canzoni, suonando e cantando. Lei aveva una chitarra nella custodia e suo marito il violino. Erano molto riservati e molto vergognosi. Trattavano un genere poco nobile e nessuno sapeva che la Daffini sarebbe diventata una delle voci più celebri del mezzo secolo.[…]. Parlavano di verità atroci col sorriso in gola.»
Giovanna e Vittorio proseguono i loro itinerari e i loro incontri con il mondo popolare affinando via via qualità artistiche e repertori, dalla tradizione alla canzonetta, dalla romanza al canto paraliturgico. La voce di Giovanna Daffini, in particolare, affascina le folle delle feste, delle sagre e dei mercati paesani, che vedono in lei un punto di riferimento culturale, che si attesta attraverso un canto delle origini rivisitato e, a tempo stesso, eseguito su moduli vocali “unici”, e per questo antico e nuovo allo stesso tempo.
Gualtieri è il paese del pittore “Toni” Ligabue e anche per questo è oggetto di visita da parte di intellettuali e di studiosi della cultura contadina. Nel 1962 vi giungono Gianni Bosio e Roberto Leydi per incontrare il sindaco Serafino Prati, che deve sottoporre loro un libro di memorie da pubblicare in una collana editoriale delle Edizioni Avanti! Grazie alla sua segnalazione incontrano Giovanna e Vittorio e, dal quel momento s’instaurerà un importante rapporto di collaborazione che condurrà la coppia a fare parte attiva del Nuovo Canzoniere Italiano che, in quegli anni, ha un ruolo di protagonista nel campo della riproposta del canto tradizionale e, soprattutto, del nuovo canto politico italiano. Quell’incontro, in modo particolare per Roberto Leydi, è fondamentale anche per la conoscenza di nuove forme esecutive di canto popolare: «Mi resi conto, con sorpresa, – scrive Leydi – che avevo incontrato una cantante che, lontano dalla tradizione stilistica, che già allora conoscevo abbastanza bene, dei cantastorie padani e alla quale, in un primo momento, avevo ritenuto di poterla accostare, sapeva trasformare, in termini che mi parvero assolutamente personali, canti tradizionali in “canzoni” da intrattenimento popolare».
Dal 1963 al 1968 Giovanna Daffini partecipa – come ricorda Cesare Bermani – a 273 tra spettacoli e concerti de Il Nuovo Canzoniere Italiano; il marito Vittorio sarà invece presente in 50 occasioni. Il successo che ottiene, in Italia e all’estero, è travolgente, come altrettanto rilevante è la sua discografia. Il suo repertorio spazia in maniera inconfondibile dalle esecuzioni di ballate e canti di risaia al testo sociale e politico. Valgano come esempi alcuni titoli di canti: Donna lombarda (ballata), Amore mio non piangere, L’amarezza delle mondine, O care mamme (di risaia), Bella ciao (in versione da risaia), La Brigata Garibaldi, Compagni fratelli Cervi (resistenziali), L’uva fogarina (di vendemmia), Le ultime ore e la decapitazione di Sante Caserio (cantastoriale).
Tra i suoi spettacoli restano indimenticabili Bella ciao (di Roberto Leydi e Filippo Crivelli), rappresentato (provocando scandali e denunce tra i cosiddetti benpensanti) al Festival dei Due Mondi di Spoleto e ripetuto 42 volte, tra il 1964 e il 1965, e Ci ragiono e canto (1966, regia di Dario Fo, materiali originali di Cesare Bermani e Franco Coggiola), rappresentato per ben 79 volte in Italia.
Minata dalla malattia e dopo una lunga sofferenza , Giovanna scompare a Gualtieri il 7 luglio 1969.
Scrive Roberto Leydi in un suo saggio: «Al di là delle ascendenze che certamente esistono e che noi soltanto intravvediamo o ipotizziamo, rimangono, qualità personali, il talento e la sensibilità di Giovanna Daffini, la carica della sua personalità, il vigore interiore e pur “professionalizzato” di comunicare, una voce straordinaria entro la quale, a riascoltarla, si possono leggere certo influenze diverse e contrastanti (lo stile del canto femminile padano popolare, lo stile della musica leggera “all’italiana” degli anni Cinquanta, forse anche una “memoria” lirica), ma il tutto reso omogeneo e inconfondibilmente unico, da una personalità straordinaria».

Oggi Giovanna Daffini è ricordata annualmente nel suo comune natale attraverso un concorso nazionale per testi inediti da cantastorie e una giornata culturale – Il Giorno di Giovanna – con convegni e spettacoli.
Gian Paolo Borghi

Da “Enciclopedia delle donne” (http://www.enciclopediadelledonne.it/)

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