22.12.17

Creta nell'età del gatto (Louis Godart)

Negli anni Ottanta del 900 ripresero nell'area di Retymno, con la collaborazione dell'Università di Napoli, alcuni scavi archeologici iniziati durante la Seconda Guerra Mondiale, al tempo della invasione tedesca. L'articolo che segue dà conto dei primi, importantissimi risultati. I lavori successivi hanno riportato alla luce tracce di un palazzo imponente, paragonabile a quelli più importanti della civiltà minoica, distrutto da un incendio intorno al 1650 a.C.. (S.L.L.)
Creta, Retymnon Monastirak:, l'accesso al "Palazzo" distrutto da un incendio intorno al 1650 a.C.
L'isola di Creta è la culla della prima grande civiltà europea, quella minoica. Dal 1982, l’Università degli Studi di Napoli vi conduce, in collaborazione con il direttore delle antichità di Grecia, Tzedakis, delle ricerche archeologiche nella valle di Amari, ai piedi del versante occidentale del Monte Ida. I risultati di queste ricerche sono stati raccolti in un libro, il cui primo volume, frutto di una intensa e fraterna collaborazione tra Napoli, il ministero greco per i Beni culturali e l’Università di Creta, è di prossima pubblicazione.
La valle di Amari nell’ovest di Creta è una zona a lungo dimenticata dagli archeologi. Infatti, gli sforzi della stragrande maggioranza di quelli che hanno scavato a Creta dalla fine del secolo scorso, greci, italiani, francesi ed inglesi, si sono concentrati sulle zone centro-orientali dell'isola dove, tra l’altro, sono stati scoperti i grandi palazzi di Cnosso, di Mallia, di Festos e di Zakros.
Abbiamo deciso di intraprendere delle ricerche nella valle di Amari per due motivi principali: da una parte perché eravamo convinti che i Minoici avessero occupato la Creta occidentale allo stesso modo della Creta orientale (una montagna non ha mai fermato l’espansione di una civiltà); dall'altra, perché la valle di Amari costituisce uno dei pochi punti di passaggio tra le coste meridionali e settentrionali dell’isola. Le merci che dall’Egitto approdavano nei porti del golfo della Messarà sulle rive a sud di Creta, venivano sbarcate, caricate a dorso di mulo e transitavano senz’altro per la valle di Amari prima di raggiungere i centri della costa settentrionale di Creta e quindi l’Egeo e la Grecia continentale.
Le nostre speranze sono state premiate. In questi primi sette anni di ricerche, abbiamo scoperto dei resti del periodo dei primi palazzi cretesi (2000-1750 a.C.) ed alcune tombe del periodo della guerra di Troia che gettano una luce nuova sulle civiltà dell’età del bronzo dell'antico Egeo.
Il primo volume della ricerca tratta delle campagne condotte a Monastiraki nel 1982, 1983 e 1984 in collaborazione con I. Tzedakis e A. Kanta della Università di Creta.
Monastiraki è un vasto insediamento palaziale costruito su uno sperone roccioso. La posizione del sito consentiva ai suoi occupanti di controllare tutto il traffico che transitava lungo la valle. Inoltre, il terreno fertilissimo e l’abbondanza di acqua assicuravano alla gente del luogo cibo e ricchezza.
Aprendo un saggio ai piedi di un muro di terrazzamento, utilizzato ancora oggi dai contadini di Monastiraki ma costruito ben 4000 anni fa dai Minoici che occupavano la valle, abbiamo portato alla luce alcuni reperti che allargano l’orizzonte delle nostre conoscenze sulla religione minoica ed altri che illustrano la nascita dei primi sistemi amministrativi a Creta intorno al 2000 a.C.
In una stanza probabilmente adibita al culto, a giudicare dai vasi che vi sono stati ritrovati (tavole per le libagioni, vasi simili a quelli rinvenuti nei santuari), abbiamo avuto la fortuna di scoprire i resti di un modellino fittile di santuario risalente al 1800 a.C. È una costruzione in miniatura che raffigura nei minimi dettagli quello che doveva essere il santuario minoico vero e proprio. L’edificio era costruito su due piani, ambedue balconati e provvisti di colonne; i muri erano coperti di intonaco bianco mentre le colonne erano dipinte di rosso. Al termine della rampa, a destra, di fronte all’ingresso del porticato, sono rappresentate le famose corna di toro, simbolo per eccellenza del mondo e della religione dei Minoici, che i ritrovano tra l'altro, anche di fronte all’ingresso sud del palazzo di Cnosso.
Questo modellino di fondamentale importanza per lo studio dell'architettura sacra minoica, presenta un altro motivo d’interesse: in mezzo ai frammenti del santuarietto, è stata rinvenuta una statuetta di felino perfettamente simile alle statuette di gatti trovate nel 1972 a Mallia sulla costa settentrionale di Creta, in un edificio risalente allo stesso periodo del palazzo di Monastiraki. Tutto lascia quindi credere che il felino di Monastiraki fosse anch’esso un gatto. Inoltre il contesto nel quale furono rinvenute le statuette di gatti di Mallia era culturale così come nel contesto archeologico che circonda il nostro ritrovamento. È quindi logico pensare che il tempietto di Monastiraki fosse dedicato al culto del gatto. Questo culto è di origine egiziana ma non è un caso se lo vediamo penetrare a Creta durante il periodo dei primi palazzi. Infatti, con la costruzione di queste grandi residenze, la civiltà minoica conosce la sua prima vera espansione. I Minoici raggiungono la costa siro-palestinese, diventano assidui frequentatori della valle del Nilo; le merci cretesi sono apprezzate alla corte del Faraone e i prodotti dell’Egitto e della Siria, soprattutto le materie prime, invadono l’Egeo.
In un mondo in piena espansione, l’impatto tra due culture non si limita di certo allo scambio di prodotti ma coinvolge altre sfere come, ad esempio, quella culturale. Alcuni testi egiziani ci insegnano che la terra dei Faraoni non era rimasta insensibile di fronte alle manifestazioni religiose minoiche e così, anche la religione minoica si apre ai culti stranieri.
È certamente in questo contesto che un culto del gatto, di chiara matrice egizia penetra a Creta tra il 2000 e il 1800 a.C. e viene assorbito dai Minoici del periodo dei primi palazzi.
Del resto, il gatto era l’animale che poteva combattere e sconfiggere i roditori e assicurare la sopravvivenza in un’economia che scopriva il ruolo fondamentale della consegna e della redistribuzione dei beni e quindi la necessità di assicurare la salvaguardia dei granai. Il gatto combatteva i topi i quali minacciavano i raccolti e le riserve alimentari dello Stato. Non vi è dunque nulla di strano nel vedere questo animale divinizzato. Poiché i problemi della preservazione dei raccolti si ponevano allo stesso modo a Creta e in Egitto, è logico che il gatto abbia avuto lo stesso ruolo in questi due paesi legati da strette relazioni commerciali.

l'Unità, 28 marzo 1989

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