7.1.19

Il mistero delle dieci chiavi. Una poesia di Gianni Rodari



Un uomo che ha un mistero si distingue dagli altri
perché guarda sempre in dentro,
il pensiero dominante lo fa camminare
curvo e furtivo rasente i muri,
si chiude con dieci chiavi dietro dieci porte,
non trova nulla da dire alla famiglia,
ascolta con occhio torvo quanto gli viene detto,
ha fretta di restare solo
nella tomba della sua anima.

Muore finalmente, per una ragione qualunque,
si cercano le chiavi, si aprono le porte
una dopo l’altra con unghie impazienti,
l’erede può gettare un’avida occhiata di scoperta
sulla preziosa raccolta di carta igienica
rubata sui treni, negli alberghi, nei ristoranti,
negli uffici pubblici e privati,
in patria e all’estero, in tagli diversi,
in rotoli colorati, per lo più a quadratini.

Ce ne sono quintali di tonnellate,
chilometri di centimetri e miriametri,
parte in cataste scrupolosamente ordinate,
parte in cartelle su appositi scaffali,
bauli ne rigurgitano mucchi sotto il letto,
pieni gli armadi, le tasche di ogni vestito,
il cassetto delle calze e quello dei fazzoletti,
fogli stanno infilati dietro i vetri
dove sbiadiscono i morti familiari
con una viola del pensiero sulla guancia,
alcuni emettono un leggero profumo,
su altri la muffa ha tessuto le sue coltivazioni,
il bianco ragno del tempo che ha condiviso il segreto,
da antichi decenni lui solo conobbe
l’emozione che il ladro di carta igienica
provò intascando il primo foglietto,
calando le palpebre sugli occhi prima di uscire
perché una scintilla non tradisse la sua gioia fiammeggiante
ai piedi di un guardiano sospettoso,
di una vecchia laida con la mano tesa
a ricevere la mancia o il prezzo del tradimento.

In Il cavallo saggio. Poesie epigrafi esercizi, Einaudi 2011

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