3.8.19

Beati i normali. Una poesia Roberto Fernández Retamar (L'Avana, 1930 – 2019)



Beati i normali, quegli esseri strani,
Quelli che non hanno avuto una madre pazza, un padre ubriaco, un figlio delinquente,
Una casa da nessuna parte, una malattia sconosciuta,
Quelli che non sono stati ridotti in cenere da un amore devastante,
Quelli che hanno vissuto le diciassette facce del sorriso e qualcuna di più,
Quelli pieni di scarpe, gli arcangeli col sombrero,
I soddisfatti, i sazi, i belli,
I rintintin e i loro seguaci, quelli che “come no” “per di qua”,
Quelli che vincono, quelli che sono amati fino in fondo,
I flautisti seguiti da topi,
I venditori e i loro clienti,
I cavalieri leggermente sovrumani,
Gli uomini vestiti di tuoni e le donne vestite di lampi,
I delicati, i sensibili, i raffinati,
Gli amabili, i dolci, i commestibili e i potabili.
Beati gli uccelli, il letame, le pietre.

E però lascino spazio a coloro che creano i mondi e i sogni,
Illusioni, sinfonie, parole che ci demoliscono
E ci costruiscono, quelli più pazzi delle loro madri, più ubriachi
Dei loro padri e più delinquenti dei loro figli
E quelli ancora devastati da amori che inceneriscono.
Che li lascino al loro posto, all'inferno, e basta.

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Felices los normales
Felices los normales, esos seres extraños,
Los que no tuvieron una madre loca, un padre borracho, un hijo delincuente,
Una casa en ninguna parte, una enfermedad desconocida,
Los que no han sido calcinados por un amor devorante,
Los que vivieron los diecisiete rostros de la sonrisa y un poco más,
Los llenos de zapatos, los arcángeles con sombreros,
Los satisfechos, los gordos, los lindos,
Los rintintín y sus secuaces, los que cómo no, por aquí,
Los que ganan, los que son queridos hasta la empuñadura,
Los flautistas acompañados por ratones,
Los vendedores y sus compradores,
Los caballeros ligeramente sobrehumanos,
Los hombres vestidos de truenos y las mujeres de relámpagos,
Los delicados, los sensatos, los finos,
Los amables, los dulces, los comestibles y los bebestibles.
Felices las aves, el estiércol, las piedras.

Pero que den paso a los que hacen los mundos y los sueños,
Las ilusiones, las sinfonías, las palabras que nos desbaratan
Y nos construyen, los más locos que sus madres, los más borrachos
Que sus padres y más delincuentes que sus hijos
Y más devorados por amores calcinantes.
Que les dejen su sitio en el infierno, y basta.

Dal sito A  MEDIA VOZ - Traduzione di Salvatore Lo Leggio 




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