11.4.13

"Baciami ancora". Dal Sonetto XVIII di Louise Labé

Il testo che segue, opera mia, ricalca il Sonetto XVIII di Louise Labé (1524-1566), detta la Belle Cordière, forse perché figlia di un cordaio, poetessa colta, amante dei classici e capace tuttavia di improvvise fughe dall’ordine classicista, di idee, immagini, sonorità intense e inedite. Così il sonetto in questione che con tutta evidenza si riallaccia al celebre carme catulliano dei baci, il V, quello del travolgente Da mihi basia mille. Ma Labé dal solco tracciato dall’antico poeta d’amore esce, in un vero e proprio delirio (delirare è appunto uscire dai limiti), reso esplicito da parole come folie e saillie.
Quella che qui presento, seguita dal testo francese, non mi pare esattamente una traduzione, ma una riscrittura un po' libera, anche se non priva di altre, volontarie costrizioni. (S.L.L.)      
Louise Labé, la Belle Cordière
Baciami ancora, ribaciami baci:
ne voglio uno dei tuoi più saporosi,
e, dopo, un altro dei tuoi più amorosi.
Quattro per uno te ne renderò
brucianti più che braci.

Non lamentarti. Ti farò contento
con la giunta di dieci, dolci e audaci.
Felicemente mescolando baci,
noi l’un dall’altro prenderemo gioia,
ad agio e piacimento.

Così la vita si raddoppierà,
in sé e nell’amante ognuno vivrà.
Permetti Amore ch’io pensi follie:
io soffro sempre a stare sulle mie
e non posso trovare appagamento,
se fuor di me non c’è straripamento.

Sonnet XVIII
Baise m’encor, rebaise-moi et baise :
Donne m’en un de tes plus savoureux,
Donne m’en un de tes plus amoureux :
Je t’en rendrai quatre plus chauds que braise.

Las, te plains-tu ? ça que ce mal j’apaise,
En t’en donnant dix autres doucereux.
Ainsi mêlant nos baisers tant heureux
Jouissons-nous l’un de l’autre à notre aise.

Lors double vie à chacun en suivra.
Chacun en soi et son ami vivra.
Permets m’Amour penser quelque folie :

Toujours suis mal, vivant discrètement,
Et ne me puis donner contentement,
Si hors de moi ne fais quelque saillie.
Louise Labé

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