«... Il giorno dopo doveva partire Antonio Machado. Gli parlai serenamente. Il nemico era ormai alle porte di Barcellona. Aveva passato il Llobregat. Era necessario ritirarsi. Il nemico era cento volte superiore a noi. Doveva prepararsi. Don Antonio ascoltava, con il capo reclinato, come si ascolta una condanna. Poi mi guardò diritto, fisso. Chiamò il fratello José e la cognata e comunicò loro la mia opinione. Ci lasciammo con un forte abbraccio come per consolarci. Imbruniva e gli ultimi raggi del sole si perdevano fra gli alberi. Vidi Don Antonio ritornato sereno, con lo sguardo tranquillo e luminoso fisso lontano dove moriva il giorno. Fu l'ultima volta».
Così Vittorio Vidali, il leggendario « Comandante Carlos » del 5° Regimiento, narra il suo mesto commiato da Antonio Machado, il quale, pochi mesi dopo, vecchio e infermo e con il cuore straziato, primo di tanti esiliati spagnoli, moriva in terra di Francia.
Si avverava la profezia del poeta Vallejo
Si la madre
Espana cae — digo, es un decir —
salid, ninos del mundo, id a buscarla!
(Se la madre/ Spagna cade – dico per dire - / uscite, bambini del mondo, andate a cercarla)
Sì, la «Madre Spagna» era caduta. E, per molti anni, chi volle ritrovarla dovette andare lontano, nelle lontane terre dell'America Latina, percorrere le interminabili vie «dell'esodo e del pianto».
Intanto, una lunga, cupa, implacabile ombra si era distesa di nuovo — come più volte nel passato — sulla Spagna. Il mondo attraversava la grande bufera della seconda guerra mondiale e finalmente si liberava dall'incubo del fascismo. Tutto il mondo si liberava, meno la Spagna. Là, benedetta dai falsi difensori di Dio e salvata dalla contingenza della guerra fredda, sopravviveva ancora la Spagna nera…
da Dario Puccini, Romancero della Resistenza Spagnola, Laterza, 1970
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