Napolitano, come capo dei "miglioristi", non era solito dare battaglia e preferiva combattere Berlinguer per linee interne, con grande delusione di alcuni dei suoi sostenitori più combattivi, come il sanguigno Napoleone Colajanni. Una sola volta mobilitò quella che era ormai la sua corrente: in un comitato centrale, sulla "questione morale" si schierò contro Novelli che aveva denunciato i ladroni ...socialisti craxiani che aveva in giunta e contro Berlinguer che lo sosteneva. Napolitano non tuonò (vivo Berlinguer non osava farlo), ma criticò, a bassa voce, il "moralismo" esaltando "la politica". In quel comitato centrale - brutto segno per il futuro - forse gli "antimoralisti" di Napolitano erano in maggioranza (c'erano la Jotti e Cossutta con loro), e si preferì non concluderlo con un voto per non correre il rischio di mettere in minoranza il segretario generale. Ora Napisan parla liberamente ad alta voce e contro il "moralismo" lancia fulmini e saette. Dice che bisogna restituire il primato alla "politica", cioè al deteriore compromesso. Gli attacchi alla magistratura, le tante "prescrizioni" cercate e accettate, l'elezione delle amichette e degli amichetti, la fortunosa acquisizione di parlamentari sono cose che passano tutte in secondo piano. Berlusconi è il capo della destra ed è con lui che bisogna fare "politica". E poi si lamentano se uno si butta a...
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