L’articolo che segue è un resoconto giornalistico, senza firma ma assai vivido, della morte di Hanri Desiré Landru, il famigerato uccisore delle mogli, che fu chiamato il “Barbablù del XX secolo”. (S.L.L.)
Henry Desiré Landru in Tribunale |
Parigi, 25
(...) Dopo le cinque, i magistrati incaricati di svegliare il condannato, seguiti dai difensori e dal cappellano delle prigioni penetrarono nella cella di Landru. Questi chiese i suoi abiti migliori, che aveva conservato per quella triste giornata e si vestì lentamente.
Il condannato venne poi accompagnato al cancello, dove firmò sul registro la sua uscita dalla prigione e venne consegnato al carnefice.
(...) Alle 6.4 minuti il portone della prigione girò silenziosamente sui cardini e carnefice e i suoi aiutanti apparvero, inquadrando una forma bianca. Fu guardando il coltello fatale che Landru, pallidissimo ma calmo, percorse a piccoli passi i pochi metri che lo separavano dalla sinistra macchina, impacciato dalle pastoie. In un baleno gli aiutanti del carnefice lo assicurarono con una cinghia alla tavola a bilancia mentre un altro regolava sul suo capo la lunetta. Il carnefice premette il bottone e il coltello scese come in un lampo.
Si udì un sordo rumore, mentre la testa rotolava nel canestro. Un getto impetuoso di sangue, sgorgò dall'immane ferita. Erano esattamente le 6,4'28". In men che occorre dirlo, un aiutante del carnefice afferrò il canestro in cui era la testa, e lo gettò entro la cassa di vimini nella quale il corpo era già stato collocato e il funebre carico fu messo su di un furgone e si avviò scortato dai carabinieri a cavallo al cimitero di Gohards.
La Nazione 26 febbraio 1922
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