Sir Michael Atiyah, celebre matematico |
Qualche settimana fa la
comunità internazionale dei matematici è stata scossa da un
annuncio sorprendente: Sir Michael Atiyah, pluripremiato matematico
di quasi 90 anni, in una conferenza ad Heidelberg ha sostenuto di
avere finalmente dimostrato la Congettura di Riemann, uno dei più
difficili problemi aperti di tutta la matematica.
Proviamo a spiegare di
che cosa si tratta. Ricordiamo che i numeri primi sono quegli interi
positivi come 2, 3, 5, 7, 11, che hanno esattamente due divisori, e
cioè sé stessi e il numero 1. Per inciso, è preferibile non
considerare primo il numero 1, perché questo costringerebbe a dare
molte definizioni successive, necessarie nella teoria dei numeri
primi, in modo piuttosto scomodo. Già i matematici greci del tempo
di Euclide (III secolo a.C.) sapevano che esistono infiniti numeri
primi, cioè che la lista data qui sopra prosegue senza limite. Una
domanda ragionevole è: quanti sono i numeri primi fino a mille? Un
milione? Un miliardo? C’è un modo per rispondere senza doverli
elencare tutti? Anche avendo a disposizione un computer potentissimo,
è chiaro che alzando l’asticella troviamo presto un limite
invalicabile, una quantità per la quale una risposta diretta a
questa domanda è impossibile.
Se invece ci
accontentiamo di una risposta abbastanza precisa, non del tutto
esatta ma non troppo difficile da calcolare, possiamo usare una
formula scoperta alla fine del XVIII secolo da un giovanissimo
matematico tedesco, Carl Friedrich Gauss. Gauss aveva il curioso
passatempo di contare il numero di numeri primi in intervalli di
mille interi consecutivi e, sulla base dei dati raccolti
pazientemente per anni, aveva notato che la sua formula, scoperta
quando era ancora adolescente, pur non essendo esatta era piuttosto
accurata. Per dare una prospettiva al nostro discorso, è utile
ricordare che, nella sua lunga e fecondissima vita di matematico,
Gauss non è riuscito a dimostrare rigorosamente che la sua formula,
pur nei suoi limiti, sia sostanzialmente giusta.
La dimostrazione è
arrivata solo alla fine del XIX secolo e si basa in modo essenziale
sulle idee esposte da Georg Bernhard Riemann in un brevissimo
articolo pubblicato nel 1859. Gli articoli scritti in riviste
specializzate sono il mezzo con cui i matematici comunicano ricerche
e scoperte: contengono i calcoli, o almeno una parte significativa,
che servono a dare una dimostrazione formale dei teoremi enunciati,
in modo da convincere i colleghi della correttezza dei risultati.
Riemann, tra i giganti della matematica di tutti i tempi, a
differenza dei suoi predecessori ha scritto pochissimi articoli nella
sua vita relativamente breve e tormentata dalla malattia, ma ciascuno
di questi articoli ha aperto un nuovo campo della matematica,
dall’analisi complessa alla geometria differenziale alla teoria dei
numeri di cui parliamo qui. Una sola tra le molte affermazioni
contenute nell’articolo di Riemann del 1859 non è stata
dimostrata, da lui stesso o da altri matematici. Si tratta appunto
della Congettura di Riemann, che, in attesa della conferma della
validità della strategia abbozzata da Atiyah, resta ancora oggi
aperta, a quasi 160 anni dalla sua prima formulazione.
Come abbiamo ricordato
sopra, Gauss ha proposto una formula per contare,
approssimativamente, quanti sono i numeri primi più piccoli di un
certo numero molto grande. La formula è relativamente semplice da
calcolare ma non è esatta: le sue previsioni sono corrette entro un
certo intervallo. È un po’ come prevedere che domenica prossima a
mezzogiorno ci sarà una temperatura di 20 gradi, con un errore in
più o in meno di un grado. A voler essere pignoli, Gauss non è
riuscito a determinare l’ampiezza di questo intervallo di
indeterminazione, anche se è chiaro da quanto ha scritto in alcune
lettere che si rendeva conto di aver scoperto una formula molto
accurata. L’obiettivo principale di Riemann era appunto riuscire a
valutare con precisione la bontà della formula di Gauss. In
particolare, se vale la Congettura di Riemann, è possibile ridurre
moltissimo l’incertezza, cioè l’ampiezza dell’intervallo fra
il valore esatto e quello dato dalla formula di Gauss: tornando alla
metafora qui sopra, è come predire che la temperatura sarà di 20
gradi, con un errore in più o in meno di un centesimo di grado.
Distribuzione gaussiana dei numeri primi (Wikipedia Commons) |
Tornando ad Atiyah, chi
in questi giorni ha provato a cercare reazioni in rete, avrà notato
una robusta dose di scetticismo. Trattandosi di una novità
potenzialmente rivoluzionaria, la dimostrazione sarà sottoposta a un
esame rigorosissimo, perché affermazioni straordinarie richiedono
dimostrazioni altrettanto straordinarie. In questo momento è
impossibile prendere posizione, dato che il professor Atiyah ha
distribuito solo un sunto di 5 pagine, insufficiente per farsi
un’idea precisa della dimostrazione completa: verosimilmente sarà
lunga almeno un centinaio di pagine e sarà sottoposta al più
scrupoloso vaglio degli esperti.
La cautela non dipende
dall’età di Sir Michael: Leopold Vietoris, un matematico
austriaco, ha pubblicato un articolo di ricerca quando aveva 103
anni. La visione tradizionale della matematica come sport per giovani
è sempre più difficile da sostenere: i matematici attivi ben oltre
l’età della pensione crescono senza sosta.
In conclusione, cosa
cambia nella vita quotidiana di tutti noi? Poco o nulla: non dovremo
cambiare le password, non è in pericolo la sicurezza dei protocolli
crittografici che più o meno consapevolmente usiamo tutti i giorni.
Cambia qualcosa per qualche centinaio di persone nel mondo che, nei
congressi specializzati, non dovranno sentire i colleghi iniziare le
conferenze con la frase «Supponiamo che sia vera la Congettura di
Riemann». Ma il desiderio di conoscere se c’è qualche regolarità
nella distribuzione dei numeri primi sembra andare oltre la comunità
degli specialisti, come dimostra l’interesse emerso nelle ultime
settimane.
La Lettura – Il
Corriere della Sera, 14 ottobre 2018
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