Antichista fra i più acuti, sociologo del mondo greco, Vidal-Naquet ha opportunamente inserito in un suo volume tutto di attualità, Gli assassini della memoria, alcuni saggi sul mondo antico. Uno in particolare su un fenomeno che ha qualcosa in comune con la distruzione hitlerania del popolo ebraico e degli zingari, e cioè la sistematica decimazione degli “iloti” di Sparta (si trattava di una popolazione sottomessa, di una minoranza etnica pratimente ridotta in schiavitù, la spiegazione, forse non necessaria è mia, S.L.L.). L’autore cita Tucidide e ne mette in luce un tratto in genere obliato: la reticenza.
”Gli Iloti designati alla morte erano stati selezionati fino a un numero di 2000; incoronati, fecero il giro dei santuari, come se fossero stati liberati. Poco dopo li si fece scomparire; e nessuno ha mai saputo in che modo ciascuno di loro fosse stato eliminato”. Testo in codice, osserva Vidal-Naquet, dove le parole che designano l’uccisione non sono pronunciate e l’arma del crimine resta ignota. C’è una parola – soggiunge – che non ha attirato, ch’io sappia, l’attenzione degli studiosi: è la parola “ciascuno”. “Ciascuna” morte fu, evidentemente, individuale (è lo sterminio di massa che si vuole sottacere, la spiegazione, forse non necessaria, è mia S.L.L.) : ogni vittima aveva la sua propria storia e si ignorerà sempre come la morte gli sia stata somministrata. Reticenza di un grande storico, buon conoscitore della realtà spartana e politicamente non insensibile a quel modello. E’ difficile sottrarsi alla suggestione di un parallelo moderno con alcuni grandi intellettuali che hanno visto da vicino la barbarie nazista e l’hanno considerata con occhio ora distaccato, ora curioso, ora comprensivo (se non benevolo). Rischio immane per i “chierici” di schierarsi, per spirito di classe, dalla parte sbagliata.
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24.7.10
Gli ebrei, gli zingari e gli iloti. Tucidide e gli assassini della memoria (di Luciano Canfora)
(da "il manifesto", 7 aprile 1988)
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