10.7.10

Storia di un racconto (di Vladimir Poliakov)

Questo racconto l’ho recuperato in uno dei primi numeri di “Giovane critica” ove non ci sono molte indicazioni sull’autore. Il testo - ci spiega la mitica testata catanese - era stato pubblicato nel 1953 a Mosca e poi, in traduzione inglese, nella americana “Partisan Rewiew”, storica rivista letteraria della sinistra critica e antistalinista. Lì lo aveva trovato il giovane Mughini (da non confondersi con l’attuale, omonimo vecchietto, quella macchietta berlusconian-juventina che con occhialoni colorati pronuncia con toni profetici calcistiche cavolate). Quel Mughini lo tradusse e lo diffuse nel suo “giornalino”. Il breve racconto, in forma drammatica, appare chiaramente un frutto dell’incerto “disgelo” che seguì la morte di Stalin e si espresse a un livello più eclatante in un romanzo del 1954 di Ilja Erenburg, Il disgelo appunto.

Per quel che riguarda Vladimir Poliakov, autore del raccontino sovietico, nella mia biblioteca e nella rete non ho trovato che una sola scarna informazione riconducibile a uno scrittore con questo nome operante in quegli anni. Nell’antologia garzantiana del 1959 Umoristi del Novecento - con alcuni singolari precursori del secolo precedente curata da Giambattista Vicari c’è un Vladimir Poliakov, autore di Una storia fantastica, un testo tradotto da Silvio Bernardini. Dal titolo parrebbe uno scrittore specializzato in “metaletteratura” (letteratura sulla letteratura). Il volume dovrebbe contenere anche un “breve profilo degli autori”: chissà se lo si trova, alla Biblioteca Augusta.

Io comunque il raccontino lo piazzo qui, in questo posto virtuale che è un po’ un archivio, un po’ un promemoria, un po’ una bacheca. Lo faccio perché parla di cose che sono tornate ad accadere e lo fa con una grazia che ne potenzia l’aggressività satirica (S.L.L.).



(L’azione si svolge nella redazione di una rivista sovietica. Una scrittrice – una principiante – entra timidamente nell’ufficio del redattore-capo)

Lei: Scusatemi… Non vorrei disturbare… Lei è il direttore della rivista, non è vero?

Lui: Proprio così.

Lei: Il mio nome è Kripivina. Ho scritto una novelletta per la vostra rivista.

Lui: Sta bene, lasciatela qui.

Lei: E’ intitolata “Un gesto nobile”. (Comincia a leggere). Eravamo nel cuore della notte, le tre. Tutti in città dormivano. Tutto era avvolto in una silenziosa oscurità. Ma improvvisamente una rossa lingua di fuoco balzò fuori dalla finestra del terzo piano di un grande isolato grigio. “Aiuto”, gridò qualcuno. “Al fuoco”. Era la voce di un inquilino disattento che, nell’andare a letto, aveva dimenticato di spegnere il fornello elettrico, causa dell’incendio. Inseguito dal fuoco l’inquilino saltellava per la stanza. Ecco ululare la sirena dei pompieri. I pompieri saltarono giù dalla macchina e piombarono nella casa. La stanza dove l’inquilino stava saltellando era preda delle fiamme. Il pompiere Prockorciuk, un ucraino di mezza età dai folti baffi neri, si fermò davanti alla porta. Indugiò, riflettendo un attimo. Poi d’un lampo balzò nella stanza, ne trasse fuori l’inquilino tutto bruciacchiato e indirizzò sulle fiamme il getto del suo estintore. L’incendio fu spento grazie all’audacia di Prockorciuk. Il comandante dei pompieri Gerbushin gli si avvicinò. “Bravo Prockhorciuck”, disse, “ti sei comportato secondo i regolamenti!”. Dopo di che il comandante Gerbushin sorrise e aggiunse: “Non te ne sei accorto ma il tuo baffo destro è in preda allle fiamme”. Prockhorciuk sorrise e indirizzò il getto del suo estintore sul baffo. Albeggiava.

Lui: Il racconto non è male. Anche il titolo gli si addice, “Un gesto nobile”. Ma alcuni passi sono da cambiare. Lei si rende conto, è un peccato quando un racconto è buono e vi impelagate in cose differenti dalle vostre intenzioni. Vediamo un po’. Come comincia il vostro racconto?

Lei: Eravamo nel cuore della notte, le tre, tutti in città dormivano…

Lui: Non va bene per niente. Vi si sottintende che la polizia stava dormendo e che chi si trovava di guardia stava dormendo e… non va bene affatto. Vi si sottintende una lacuna nei servizi di vigilanza. Questo passo va cambiato. Sarebbe meglio scriverlo così: Eravamo nel cuore della notte, le tre. Nessuno in città dormiva.

Lei: Ma è impossibile, è notte e la gente dorme.

Lui: Sì, non vi si può dare torto. Allora rendiamolo in questo modo: Tutti in città dormivano ma si trovavano al proprio posto.

Lei: Dormire al proprio posto?

Lui: No, ciò non avrebbe senso alcuno. Meglio scrivere: Alcuni dormivano, mentre altri stavano all’erta. Cosa viene dopo?

Lei: Non una sola lampada era accesa.

Lui: E questo cosa vuol dire? Significa forse che noi, nel nostro paese, fabbrichiamo lampade che non funzionano?

Lei. Ma è notte. Sono state spente.

Lui: Questo potrebbe ripercuotersi sulle nostre lampade. Cancellatelo. Se non erano accese che bisogno c’è di menzionarle?

Lei: (leggendo oltre) Ma improvvisamente una rossa lingua di fuoco balzò fuori dalle finestra del terzo piano di un grande isolato grigio. “Aiuto”, gridò qualcuno. “Al fuoco!”.

Lui: E questo cos’è? Panico?

Lei: Per l’appunto.

Lui: E lei pensa che il panico dovrebbe essere propagandato sulle colonne dei nostri periodici?

Lei: No, naturalmente no. Ma questa è finzione, creazione letteraria. Sto descrivendo un incendio.

Lui: E lei, anziché ritrarre un cittadino esemplare, ne ritrae uno che diffonde il panico? Al suo posto sostituirei questa invocazione di soccorso con qualcosa di più rassicurante.

Lei: Per esempio?

Lui: Per esempio, scrivere… “Non c’è alcun pericolo! Lo spegneremo senz’altro!” gridò qualcuno. “Nulla da temere, non c’è alcun incendio”.

Lei: Cosa vuol dire “Non c’è alcun incendio”, quando l’incendio c’è?

Lui: No, “Non c’è alcun incendio” nel senso di “Lo spegneremo senz’altro, nulla da temere”.

Lei: E’ impossibile.

Lui: E’ possibile. O altrimenti dovrete fare a meno del grido.

Lei: (legge oltre) era la voce di un inquilino disattento che, nell’andare a letto, aveva dimenticato di spegnere il fornello elettrico.

Lui: L’inquilino come?

Lei: Disattento.

Lui: E lei pensa che la disattenzione debba essere reclamizzata sulle colonne dei nostri periodici? Penso di no. E allora perché scrive che costui ha dimenticato di spegnere il fornello elettrico? Lo giudicate un esempio appropriato da indicare per l’educazione dei nostri lettori?

Lei: Non intendevo ricorrervi a scopi educativi; ma senza il fornello elettrico non avremmo l’incendio.

Lui: E lei pensa che sarebbe la soluzione peggiore?

Lei: No, la migliore naturalmente.

Lui: Bene, e allora avreste dovuto scriverlo in questo modo. Via il fornello elettrico e nessun bisogno di menzionare l’incendio. Andiamo aventi, al ritratto del pompiere.

Lei: Il pompiere Prockhorciuk, un ucraino di mezza età …

Lui: Questo è colto sottilmemente.

Lei: … dai folti baffi neri si fermò davanti alla porta. Indugiò, riflettendo un attimo.

Lui: Sbagliato. Un pompiere non deve pensare. Deve spegnere il fuoco senza pensare.

Lei: Ma è un momento importante del racconto.

Lui: Nel racconto è forse un momento importante, non nel pompiere. Inoltre, visto che non c’è l’incendio, non c’è bisogno di condurre il pompiere dentro la casa.

Lei: Ma come risolvere il problema del dialogo col comandante dei pompieri?

Lui: Facciamoli parlare in caserma. Come si svolge il dialogo?

Lei: Il comandante dei pompieri Gerbushin gli si avvicinò. “Bravo Prockhorciuck”, disse, “ti sei comportato secondo i regolamenti!”. dopo di che il comandante Gerbushin sorrise e aggiunse: “Non te ne sei accorto ma il tuo baffo destro è in preda allle fiamme”. Prockhorciuk sorrise e indirizzò il getto del suo estintore sul baffo. Albeggiava.

Lui: Perché insistere su questo?

Lei: Cosa?

Lui: Il baffo fiammeggiante.

Lei: L’ho messo per conferire un tocco di umorismo all’episodio. L’uomo era così preso dal suo lavoro da non accorgersi che il suo baffo bruciacchiava.

Lui: Credete a me. Dovreste cancellarlo. Visto che non c’è alcun incendio, la casa non sta bruciando e non c’è bisogno di far fiammeggiare alcun baffo.

Lei: E cosa mettere come nota comica?

Lui: Ci sarà senz’altro da ridere. Quando la gente ride? Quando le cose vanno bene. E non è un’ottima cosa il fatto che non ci sia alcun incendio? E’ senz’altro una cosa ottima. Così tutti rideranno. Leggete la stesura definitiva.

Lei: (leggendo) “Un gesto nobile”. Eravamo nel cuore della notte, le tre. Alcuni dormivano, mentre altri stavano all’erta. Dalla finestra del terzo piano di un grande isolato grigio qualcuno gridò: “Non c’è alcun incendio”. “Bravo Prockhorciuck”, disse il comandante dei pompieri Gerbushin al pompiere Prockhorciuk, un ucraino di mezza età dai folti baffi neri, “ti sei comportato secondo i regolamenti!”. Prockhorciuk sorrise e indirizzò un getto d’acqua del suo estintore sul baffo. Albeggiava.

Lui: Ecco un racconto delicato. Adesso può essere pubblicato senz’altro.

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