15.7.10

Quel precetto di Giove oggi svuoterebbe le città (di Maurizio Assalto)


Nel dialogo intitolato a Protagora, Platone fa raccontare al sofista un mito. Preoccupato per la sorte dei mortali, che quando si riuniscono nelle città subito cominciano a danneggiarsi reciprocamente, Zeus incarica Ermes di portare agli uomini due doti che fungano da “fondamenti dell’ordine e vincoli d’amicizia”. Queste doti sono, nel testo greco aidòs e dìke, ossia il senso del pudore, la capacità di provare vergogna, e il senso della giustizia, o per meglio tradurre. Ecco dunque sancita, per bocca del sommo dio e dell’ideologo principe della pòlis periclea, la piena e essenziale politicità della vergogna.
A una richiesta di chiarimenti di Ermes, Zeus specifica che le due facoltà devono essere distribuite a tutti gli uomini. E aggiunge una raccomandazione: che sia messo a morte come “peste della città” chi è assolutamente incapace di senso della vergogna e delle regole.
Naturalmente il padre Zeus (e con lui Protagora) presupponeva che il malaugurato caso sarebbe stato un’eccezione. Se quel precetto si applicasse oggi, anziché salvare la pòlis rischierebbe di svuotarla.
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Da “La Stampa” 28 aprile 2010

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