10.1.14

Serendipità

Horace Walpole in un ritratto di Van Dyck
E’ uno strano termine, calco dall’inglese serandipity, a lungo introvabile nei dizionari. In un repertorio di parole nuove o rare (Il millevoci, D’Anna, 1974) così ne ragionava il linguista Luciano Satta:"«Sta a indicare — usiamo le parole di un illustre clinico — la capacità di un ricercatore di rilevare e interpretare correttamente un fenomeno occorso in modo del tutto casuale». E si cita l'esempio di Fleming e della penicillina. Insomma è il fare una scoperta quando le ricerche non sono orientate verso quella scoperta. Curiosa anche la nascita del vocabolo: esso fu coniato da Horace Walpole quando nel 1754 scrisse The three princes of Serendip; i protagonisti del libro facevano scoperte del tipo che abbiamo detto. Serendip (o Serendib) è l'antico nome di Ceylon; gli fu dato dai geografi arabi medievali".

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