31.3.15

Americanata. Una novella dal "Decameroncino" di Luigi Capuana

Il "Decameroncino" è una raccolta di novelle, ispirata fin nel titolo dall'esempio del Boccaccio, che Luigi Capuana pubblicò nel 1901. Le dieci novelle (più una conclusione) si fingono raccontate, una per giornata, nel salotto di una contessa da parte di uno spiritoso ottuagenario, il dottor Maggioli. Ma Capuana non sceglie come tema principale burle o intrighi amorosi; mostra piuttosto attenzione per i fenomeni dello spiritismo e per i progressi della scienza. L'atteggiamento, come si vede anche in questo che è il primo dei racconti, è piuttosto disincantato. (S:L.L.) 

– Come! – esclamò il dottore – non sapevate che i denti, composti della stessa sostanza dei capelli straordinariamente indurita, potrebbero dirsi peli della bocca? Ma sono tutt'uno. Ne ha fatto la triste esperienza un mio povero amico di Boston. Quand'ero in America, avevo stretto amicizia con un giovane chimico, yankee puro sangue, che sognava prodigiose scoperte per arricchirsi e poter sposare la cara ragazza del suo cuore.
«Un dentifricio insuperabile! Un'acqua rigeneratrice dei capelli! C'è da cavarne milioni in pochi anni» egli diceva, spalancando avidamente gli occhi, quasi i milioni fossero là, davanti a lui, e qualcuno gl'impedisse di stendere la mano per afferrarli.
«Cercate qualche cosa di piú utile» gli consigliavo io.
«Niente è piú utile di un preparato che dia ai denti di una bella signora la pura bianchezza dell'avorio! Niente è piú utile di un'acqua che arricchisca il tesoro dei capelli, l'aureola d'oro di una graziosa testa femminile!».
«Ci sono tanti dentifrici! Ci sono tante acque rigeneratrici!».
«Imposture di ciarlatani!».
«Arricchiscono ugualmente!».
«Ma non onestamente!».
Un chimico americano che aveva degli scrupoli! Era giovine, e bisognava compatirlo. Cercava, notte e giorno, chiuso nel piccolo laboratorio, dal quale usciva soltanto per fare una breve visita alla sua ragazza, cucitora di bianco.
Bionda, alta, sottile, bella come tutte le americane quando... sono belle, miss Mary Stybel era afflitta di non possedere un candore di denti ideale, né una capellatura abbondante. Piú volte il mio amico l'aveva sorpresa con le lagrime agli occhi perché i finissimi capelli dorati le venivano via, strappati facilmente dal pettine quantunque usato con straordinaria delicatezza.
«Se continuerà cosí...» singhiozzava la poverina.
E quei denti che si ostinavano a rimanere giallicci non ostante le polveri, le acque d'ogni sorta da lei adoprate per renderli bianchi!
Miglior regalo di nozze non poteva farle il fidanzato che recarle un dentifricio, un'acqua rigeneratrice di sua invenzione, efficacissimi! A che serviva la scienza, se non aiutava a trovarli? Ed egli cercava, con l'instancabile pazienza degli inventori che si sentono destinati a riuscire. Di tanto in tanto, lo interrogavo. Mi faceva pena. Dimagriva, aveva gli occhi cerchiati da lividure prodotte dalle veglie prolungate e dall'ansietà degli esperimenti.
«A che siamo?».
«Niente ancora! Ma credo di trovarmi su la buona strada».
«Non vi sciupate, caro amico».
«O trovare, o morire».
Era il suo motto, e lo aveva fatto incidere su una targa di ottone affissa all'uscio del laboratorio.
In verità, pensavo che «morire» era piú facile di «trovare» specialmente quando si cerca l'impossibile. Ma io sono stato sempre un po' scettico anche in gioventú, e forse per questo non sono arrivato a fare niente di buono. Pazienza ci vuole – ora lo capisco – cocciutaggine ci vuole per approdare a qualche cosa. E Lost Loiterer, contrariamente a quel che indicava il suo cognome – significa: infingardo –aveva cocciutaggine e pazienza assai più che non gliene occorresse.
Infatti!
Una mattina lo vidi entrare in camera mia, raggiante di gioia, trasfigurato: «Eureka! Eureka!».
Fui stupito di non vederlo arrivare nudo, come dicono che accadesse ad Archimede, o almeno in mutande.
«Quando avrete bisogno di mille dollari... Sarò milionario fra due anni!».
«Mi contenterei di cinquecento ora», risposi ridendo.
La mia incredulità l'offese.
«Voi sapete che io non sono un fatuo – replicò. – Ho la prova assoluta. La mia dentifricia ha imbianchito, come latte, un bastone di ebano; la mia rigeneratrice ha reso vellosa una vecchia valigia di cuoio su cui l'ho adoprata un solo mese di seguito!».
«Rallegramenti e felicitazioni!... E figli maschi!» stavo per soggiungere; ma non volli essere crudele.
Ah! Da quel giorno appresi che è stolto dubitare della scienza, della chimica soprattutto.
«E la vostra fidanzata lo sa?» gli domandai. «Le ho già portato due boccette dei miei preparati. Guardate qui. Non scorgete nulla?». E indicava le gote.
«Nulla».
«Credevo che i suoi baci, cosí forti, cosí lunghi, avessero lasciato uno stampo».
Ironia della sorte!
Quel che doveva produrre la felicità domestica, la ricchezza di Lost Loiterer fu invece (pare impossibile!) la sua irreparabile disgrazia.
In certi momenti penso che la natura è vendicativa contro coloro che le rubano qualcuno dei suoi segreti processi.
La bella miss Mary Stybel era un po' stordita, leggera.
Nella fretta di provare i preparati del suo fidanzato, adoprò sbadatamente l'acqua dentifricia pei capelli, e la rigeneratrice per pulirsi i denti!
L'effetto fu disastrosissimo.
Non sarebbe stato gran male se si fosse trattato dei soli capelli. I capelli bianchi sono irresistibili quando ornano una bella testa rosea, giovanile, freschissima... E poi c'è sempre il rimedio di adoprare una tintura per dar loro il colore che si desidera. Quante brune non diventano bionde da un giorno all'altro e viceversa?
Ma sentir crescere, crescere i denti; e i canini conficcarsi come chiodi nel palato e nelle mascelle; e le molari crescere crescere e tener spalancata la bocca, facendo forza per spingere in su e in giú, come leve, poggiate l'una su l'altra!...
Fu il caso dell'infelice sartina, che commosse Boston e tutta l'America. Niente poté arrestare quell'impeto di crescenza destinato ai suoi biondi capelli e infuso dall'acqua rigeneratrice, per effetto dello sbaglio, ai suoi denti! Bisognò strapparglieli tutti, con inauditi tormenti. Una dentiera legata in oro, perfettissimo lavoro americano, le fu regalata con pubblica sottoscrizione; ma non poté mai consolarla della perdita dei denti veri, quantunque giallicci.
E Lost Loiterer? Non sopportò tanta sventura; e si fece saltar le cervella, senza lasciare la ricetta dei due mirabili trovati. 
Non vi fate ingannare dalla réclame dei profumieri che oggi spacciano in America e in Europa l'Acqua dentifricia Loiterer e la Rigeneratrice Loiterer. Sono indegne mistificazioni! Il mio povero amico ne ha portato via con sé il prezioso segreto, nell'altro mondo! –

Decameroncino, Catania, Giannotta, 1901

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