1.10.15

Palla d'oro. Una poesia di Umberto Saba

Con ali tese e il becco aperto a volte
egli perfino mi sfida... Non vede
sé, come vedo me stesso. Ed in questo
non vedersi è la sua felicità.

Moto perpetuo non si ferma un breve
momento. Verdi radicchi, altri uccelli
che nutre involontario, il suo panico,
sempre ha qualcosa da fare e la cosa
che fa lo prende interamente. In canto
(sia gioia o pena) in trilli si diffonde.
Se Ciu lo chiami, il chiamato risponde.

Viene lenta la sera. Lentamente
tace, si gonfia. Fiducioso al sonno
si chiude, e in sé, come una palla d’oro.

da Quasi un racconto (1951) in Il Canzoniere, Einaudi, 2004

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