16.11.11

Gian Luigi Beccaria. La Rivoluzione omessa (S.L.L.)

Riporto sotto dal Tuttolibri de “La Stampa” del 19 agosto 2006 la rubrica Parole in corso. Il professore Gian Luigi Beccaria, che la cura, racconta di come molti termini ed espressioni delle scienze naturali tra il Settecento e l’Ottocento arrivino (o tornino) dalla Francia arricchiti di significati metaforici, che – nell’uso italiano – diventeranno dominanti.
Gli esempi scelti dal Beccaria sono di necessità pochi, un piccolo campione indicativo di una tendenza. Eppure – non mi spiace una volta tanto fare le pulci a chi considero un maestro (di stile oltre che di scienza) – c’è un’omissione clamorosa. Non sarebbe dovuta mancare in un elenco, per quanto piccolo, la parola rivoluzione. Hannah Arendt ha raccontato il come e il perché il termine, originariamente riferito ai moti dei corpi celesti, passi a designare un grande fenomeno politico della modernità, ad indicarne la forza, la necessità. Per chi volesse saperne di più al suo libro (Sulla rivoluzione, Edizioni di Comunità) volentieri rimando. (S.L.L.)

Se siamo simpatici è merito del francese
Oggi, si sa, l'anglo-americano ci colma e ci travolge spesso brutalmente di parole nuove e stentiamo a ricordare un altro influsso, quelle tante distinzioni sottili e sfumature che introdusse in passato nella nostra lingua il francese. Si trattò di uno scivolamento dei significati dal fisico allo spirituale, all'ambito dei sentimenti, e ciò avvenne tra Sette e Ottocento.
Ho in mente simpatico, simpatizzare, da simpatia, parola greca, che già esisteva nel lessico intellettuale nel senso di «forza di attrazione irresistibile e occulta», una forza su cui avevano lungamente disputato fisiologi e filosofi, teorici della magia e fisici (la «natural simpatia» della Luna con la Terra, la «simpatia di aghi calamitati» scriveva Galileo nel Dialogo sopra i massimi sistemi), ma che cominciò poi a specificarsi come «sentimento di benevolenza», a partire dal sec. XVIII (Goldoni, La locandiera «Questa simpatia (...) si da' anche fra persone», La cameriera brillante «Anca mi gh'ho della simpatia co sta zovene»).
L'impulso ci viene, dicevo, dalla Francia. Prendi il francesismo palpitante, che prima si riferiva soltanto al cuore di persona ancora in vita, ma poi nel primo Ottocento assunse un senso tutto spirituale, interiore («un cuore schietto e palpitante e infiammato»: Leopardi). Uno spostamento dello stesso tenore avveniva per allarmante: si sarebbe potuto dire pericoloso, ma non era un sinonimo perfetto, era una valutazione oggettiva, mentre il neologismo allarmante connotava uno stato di apprensione, un senso di pericolo potenziale o imminente. La situazione di pericolo veniva con questa nuova parola presentata da un'angolazione più soggettiva. Questo slittamento (dall'oggettivo al soggettivo) è riscontrabile in modo particolare nei termini della scienza, che assumono delle valenze metaforiche spirituali prima di allora ignote (atmosfera politica, l'atmosfera di Parigi; la forza espansiva di un pensiero). Anche certi sintagmi di senso concretissimo abbandonano il piano fisico per assumere un valore metaforico: prendere le misure, tastare il polso, saltare agli occhi, colpo d'occhio, punto di vista, colpo di fulmine, colpo di testa, colpo di coda, colpo di grazia, colpo di mano. Tutta colpa del francese.
Gian Luigi Beccaria 

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