Dal sito "Le parole e le cose" riprendo l'incipit di una dotta, puntuale e feconda ricognizione storico-teorica sul concetto di "popolo" di Mario Tronti, originariamente pubblicata in "Democrazia e diritto". Per chi volesse continuare la lettura il link è http://www.leparoleelecose.it/?p=1727#more-1727 . (S.L.L.)
«Una quantità di parole che usiamo di continuo, e crediamo perciò di comprendere in tutto il loro significato, sono in realtà chiare fino in fondo soltanto per pochi privilegiati. Così le parole “cerchio” o “quadrato”, di cui tutti si servono mentre soltanto i matematici hanno un’idea chiara e precisa del loro significato; così pure la parola “popolo”, che molte labbra pronunciano, senza che la mente ne afferri il senso autentico». Così parlava il matematico e filosofo Frédéric de Castillon, partecipando, e vincendo, al concorso indetto dalla Reale Accademia Prussiana (1778), sulla questione, cara a Federico II, «se possa essere utile al popolo d’essere ingannato». «S’intende si solito per “popolo” – scrive ancora Castillon – la maggioranza della popolazione, quasi incessantemente dedita ad occupazioni meccaniche, grossolane e faticose, ed esclusa dal governo e dalle cariche pubbliche». Siamo alla vigilia della Rivoluzione francese, ma siamo in Germania, dove nazione e popolo non si erano ancora incontrati, come era da tempo accaduto, attraverso le monarchie assolute, in Inghilterra, Francia e Spagna. Siamo quindi anche in Italia. Frédéric de Castillon arriva a Berlino proveniendo dalla Toscana. Nazione e popolo nascono insieme in età moderna. E chi li mette insieme è lo Stato moderno. Non c’è nazione senza Stato. Ma non c’è popolo senza Stato. Questo è importante, da un lato per capire, dall’altro per stringere il problema ai tempi che ci riguardano e ci impegnano. Perché il tema è eterno. Biblico, prima che storico.
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