26.11.11

Lelio Luttazzi. Gli inizi (di Marco Ranaldi)


Bonino... in un concerto tenuto a Trieste s'imbattè in Luttazzi e ne rimase folgorato tanto da commissionargli una canzone. Questa mitica canzone, Il giovanotto matto, fu scritta di getto sulle pagine del manuale su cui Luttazzi studiava legge. Come egli stesso amava raccontare, fu per caso che dopo la guerra gli arrivò un cospicuo assegno dalla Siae (sembra che fosse di 350 lire che all'epoca non erano mica poche) come compenso dei diritti scaturiti dalle esecuzioni della sua canzone. Fu una grande sorpresa e fu il primo vero contatto con i guadagni del successo. In breve tempo, dopo aver incontrato il suo collega e concittadino Ferruccio Merk Ricordi, in arte Teddy Reno, decide di trasferirsi con lui a Milano dove nel 1948, con l'impegno e la partecipazione del padre di Reno, fonda la Compagnia generale del disco, Cgd. Luttazzi diviene subito direttore artistico e al suo fianco chiama Gianni Ferrio che fresco di diploma in violino e composizione (aveva studiato con Amerigo Pedrollo) arriva da Vicenza con una grande voglia di scrivere e dirigere. In due si dividono i cantanti e lavorano, nel tempo, con le voci più importanti sia dell'etichetta che della canzone moderna: Jula De Palma e Johnny Dorelli. E' del 1951 una delle sue canzoni più raffinate che è poi il manifesto della sua scrittura: con Vecchia America Luttazzi riesce lì dove solo il suo "maestro" Kramer era riuscito, portare cioè nella composizione italiana la struttura del jazz, usando quindi gli accordi dalla settima in poi e soprattutto usando la voce come uno strumento dell'orchestra. Non a caso Vecchia America fu affidata al Quartetto Cetra...

Da Lelio, il senso leggero del suono, in "alias" 17 luglio 2010.    

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