Nilla Pizzi arrivò la prima sera, lenta, solennemente vestita da prete con paramenti sacri; la seconda a passo di bersagliere in alta uniforme, la terza in lunghi veli. Con la sua bella voce intonava: “Col...pévole, col…pévole”, in cui dava involontariamente l’impressione che il “pévole” fosse un qualche ingrediente che rende più saporito l’amore.
“Col pévole o senza pévole?”.
“Col pévole è l’amor…”.
Da “L’Europeo” n.6, 1960, poi in "L'Europeo" bimestrale Anno II, n.1, febbraio 2003
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