Il 29 dicembre 2007, su “Tuttolibri” de “La Stampa” dalla lettura e dal commento della Divina Commedia, fatta in Tv da Benigni, prendeva spunto il professore Gian Luigi Beccaria per dire la sua sul poema di Dante, antico, moderno, europeo. Riprendo qui un’ampia sezione del suo articolo. (S.L.L.)
Una illustrazione di Gustavo Doré per il canto XIX dell'Inferno dantesco |
Quello di Dante è un testo che basta a se stesso, basta leggerlo in mondo non enfatico, seguendo il ritmo del senso e del verso. I motivi della presa del testo su un pubblico anche di media cultura sono tanti. Penso all'attualità di un poeta che amiamo anche per l'impegno e la passione civile, per quel suo insistere sui temi del rinnovamento e della pace: desideri di sempre, ma dell'oggi come non mai. Dante propone un'alternativa radicale al suo presente disgregato e corrotto dalla sete di denaro, per il quale monaci, pontefici e re hanno ingaggiato guerre feroci, e hanno peccato. Di qui il castigo, e l'invettiva, la passione, lo sdegno, ma anche l'attesa di un mondo migliore.
L'immersione di Dante nella contemporaneità è totale, ma ciò non va disgiunto dal riconoscimento di alcuni supremi valori civili e modelli di giustizia che egli riconosce nel mondo antico. E' straordinario quel suo scrivere come se tutto a lui fosse contemporaneo, come se la storia non fosse evoluzione, diversità, ma una serie di rappresentazioni omologhe di una stessa verità. Antichi e moderni, personaggi mitologici, campioni della cristianità e cavalieri, papi, imperatori, religiosi, nobili e borghesi, tutti sono trascinati insieme in una sorta di giudizio universale, da Giustiniano, da Cleopatra a Francesca da Rimini, da Elena, Ulisse e Diomede a Ugolino e Guido da Montefeltro. Dante si muove indifferentemente tra mondo pagano e mondo cristiano, fra mitologia e religione, tra il lontanissimo passato e la calda asprezza del presente. Nel poema la cultura occidentale fa così, tutta insieme, la sua grande prima prova unitaria. Per questo a Dante sarà riconosciuto nei secoli un ruolo ideologico predominante in Europa. Al Comune sostituisce la comunità sorta dalle rovine dell'impero romano, e la riconosce nel Sacro Romano Impero e nella Chiesa, le due istituzioni in cui può a suo parere risiedere ancora la speranza di un mondo diverso e più giusto. Su questa idea si può discutere, ma Dante è comunque uno dei grandi scrittori che appartengono più all'Europa che a singole nazioni. Mi auguro che Benigni continui a leggercelo, sera dopo sera.
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