Dai compagni dell’Unione Sindacale di Base di Perugia, mi giunge questo scritto di Lorena Coletti, sorella di uno dei morti dell’Oleificio Del Papa, cinque anni fa a Campello sul Clitumno. Fu un incidente sul lavoro tale da fare il paio con quello di due anni più tardi alla Tyssen Krupp di Torino, i cui capi – condannati dai Tribunali per strage – hanno goduto dell’osannante solidarietà dell’assemblea di Confindustria.
Nella testimonianza della Coletti, in forma di lettera, si raccontano, con semplicità, le vicende processuali, in particolare i ripetuti tentativi (mafiosi, almeno nello stile) di buttare in qualche modo le responsabilità sui morti. Esiste un diritto alla difesa. Per tutti. E il signor Del Papa ha diritto alla difesa e alla difesa che ritiene più efficace e valida. Non sappiamo se questa difesa, in cui si scelgono le vie più traverse e contraddittorie per negare giustizia ai parenti delle vittime e a un intero paese segnato dal disastro ambientale, sia la più efficace. Non ci pronunciamo sulla sua liceità morale- non abbiamo titoli. Sappiamo che è processualmente legittima. E tuttavia qualcosa disturba. E’ possibile che sindacati, partiti di sinistra, stampa democratica, istituzioni tacciano di fronte a tanta impudenza?
Eppure esiste un documentato strumento di conoscenza sulla vicenda cui attingere, la magnifica controinchiesta condotta quasi due anni fa da Fabrizio Ricci, un giovane giornalista di valore e pubblicata in volume da Castelvecchi, dal titolo esemplare: Se la colpa è di chi muore. Ad esso rimandiamo tutti quelli che hanno voglia di approfondire. (S.L.L.)
Sono Lorena Coletti, mio fratello morì il 25 novembre 2006, nella tragedia delle Umbria Olii.
Quel giorno morirono altre 3 persone che lavoravano con lui nella ditta Manili, la quale effettuava manutenzioni in appalto presso la Umbria Olii. Il lavoro della ditta Manili, consisteva nel montare delle passerelle sui silos che per l'occasione dovevano essere bonificati, mentre tramite successive perizie, si è scoperto che quest'ultimi contenevano un gas potenzialmente esplosivo, l'esano. Quindi i dipendenti della ditta Manili non sapevano il rischio che correvano nell'effettuare il montaggio delle passerelle e la Umbria olii non possedeva il certificato antincendio che oltretutto era scaduto da due anni.
Al momento dell'esplosione, il contenuto dei silos, che ammontava a diverse tonnellate di olio si è riversato nel fiume Clitunno e nelle strade di Campello, provocando ingenti danni ambientali .
Nel 2008 iniziò il processo preliminare, durante il quale i legali di Del Papa avanzarono diverse istanze, tra cui la rimessione per poter spostare il “sito” del processo per ostilità ambientale e addirittura la ricusazione del giudice dell’udienza preliminare, ritenendolo di parte. Tutte istanze che ovviamente non sono mai state accolte, cosi come la richiesta di rito abbreviato da parte dell’imputato e la richiesta di risarcimento di 35 milioni di euro che i familiari e l’unico superstite si sono visti recapitare.
Al termine del processo preliminare Giorgio Del Papa, amministratore delegato della Umbria Olii, fu rinviato a giudizio e la data del 24 novembre del 2009 vagliava l'inizio del processo penale dove l'amministratore delegato ha, a suo carico, le imputazioni di omicidio colposo plurimo con l'aggravate della colpa cosciente, disastro ambientale e il mancato rispetto, anche doloso, di alcune norme sulla sicurezza del lavoro.
Durante le varie udienze, la prima linea difensiva adottata dal legale di Giorgio Del Papa, vedeva incolpare i dipendenti della ditta Manili che secondo perizie di parte, avrebbero utilizzato fiamme libere per ancorare le passerelle ai silos, tesi difensiva che poi è stata abbandonata dalla difesa stessa.
Il 18 ottobre 2011 nell'aula del tribunale di Spoleto, dove era attesa la requisitoria del PM Federica Albano, non sono mancati i colpi di scena, poiché stavolta a far discutere l'accusa è stata la sorpresa dell'avv. La Spina che ha presentato un libro scritto da lui stesso, dal titolo "Non ho colpa".
Un libro dal titolo innocuo ma che contiene il racconto della vicenda processuale, vista dagli occhi della difesa, e raccontata con la voce di “Pippo”, dove idealmente Giorgio Del Papa viene ritenuto innocente e assolto dopo profonde analisi e osservazioni nel libro contenute.
Lo stesso giorno nell'aula del tribunale il Procuratore capo Gianfranco Riggio, ha avallato calcando la mano sulle accuse già formulate nella requisitoria del P.M. e ha specificato che la Procura ha negato a Del Papa il riconoscimento delle attenuanti generiche, vuoi per l'estrema gravità del fatto vuoi per la personalità dell'imputato che tra l'altro non è immune da precedenti.
Il 19 ottobre 2011 è il giorno della difesa, nel quale l’avv. La Spina ha parlato per ben 5 ore, leggendo anche alcuni passi del libro-arringa che è finito agli atti del processo.
Come prima cosa l’avv. ha chiesto per Giorgio Del Papa l’assoluzione con formula piena, evidenziando addirittura, che i precedenti di cui aveva parlato il giorno prima il Procuratore Capo Riggio non sarebbero ostativi per la concessione delle attenuanti generiche.
Durante la requisitoria, il libro-arringa non è stata l’unica sorpresa della difesa di Del Papa, in quanto l’avv. dell’imputato ha chiesto, oserei dire anche in maniera piuttosto inaspettata, al giudice una superperizia. Ossia, La Spina vuole ricorrere all’articolo 507 del c.p.p che consente al giudice, in caso di assoluta eccezionalità, quindi anche a processo praticamente concluso vista la sentenza imminente, di disporre di nuovi mezzi di prova.
L’utilità a parere della difesa di questa superperizia, sta nel verificare la tesi difensiva attuale, che vede attribuire all’unico superstite, Klaudio Dimiri, l’intera colpa della catastrofe.
Secondo la difesa quindi la colpa dell’unico superstite sta nell’aver compiuto una manovra errata con la gru, che quel giorno avrebbe sollevato il silos.
Secondo l’accusa, l’ipotesi è fantasiosa avendo già considerato peso del silo e del suo contenuto, il peso e l’inclinazione del braccio della gru.
Un’altra cosa che l’avv. della difesa vuole verificare, tramite perizia, è l’attendibilità degli esami chimici di laboratorio effettuati durante le indagini.
Il giudice Avenoso, ha sospeso l’udienza dando come prossima data utile il 15 novembre, non escludendo un eventuale sentenza.
Noi familiari delle vittime, come ha già detto il Procuratore Riggio, pretendiamo giustizia per questi 4 morti.
Chiediamo al giudice Avenoso la massima celerità nell’espletare la sentenza.
Nessun commento:
Posta un commento