D'Alema alla Festa del Pd ci ha tenuto a dirlo: "Le scosse ci sono state. Avevo ragione". Ha poi aggiunto: "Siccome quest’uomo è determinato a mantenere il suo potere, a reagire con violenza contro le voci critiche, questo aprirà una fase delicata nella vita del Paese". Il giudizio su Berlusconi è assolutamente condivisibile ed altre sue considerazioni paiono ragionevoli e fondate, come quella sui ripensamenti in atto nella gerarchia cattolica o sulla necessità di un raccordo tra le opposizioni politiche sui temi dell'emergenza democratica. Ma c'è nel suo argomentare un peccato di omissione piuttosto grave: la crisi economica viene lasciata sullo sfondo e i soggetti sociali appaiono comparse. Io credo che, se nella "fase delicata" lo scontro resta confinato nei "palazzi" e il suo esito affidato alle dinamiche dei "poteri forti", le accelerazioni autoritarie del "matto" saranno alla fine accettate (o almeno tollerate) dai vescovi come dagli industriali e dai banchieri e la crisi di regime sarà chiusa a destra.
Quest'uomo infatti è forte dell'impero mediatico (che le ultime tracotanti iniziative potrebbero trasformare in monopolio). Quest'uomo si giova di un consenso per ora apparentemente inattaccabile, nel ventre dell'Italia. Sono con costui le corporazioni professionali privilegiate (notai, dentisti, medici di famiglia, ingegneri, avvocati, geometri, commercialisti, tassisti eccetera eccetera). E' con costui l'Italia insofferente alle regole, quella della speculazione fondiaria, della costruzione abusiva o di una industria edilizia da filibusta. Sono con lui settori ampi di commercio e artigianato (dai tavernieri ai carrozzieri) che, avvantaggiati dalla grande rapina dell'euro avallata dal governo Berlusconi di allora, reggono alla crisi con la liquidità acquisita e presumono di uscirne con tanti concorrenti in meno. Quest'uomo è l'unico garante su piazza dell'intesa tra codesti gruppi spesso viziati da parassitismo con il mondo produttivo e popolano della provincia settentrionale percorso da umori xenofobi e rappresentato dalla Lega. Quest'uomo insomma resta assai forte e in grado di intimidire e di offrire.
La gerarchia vaticana, dal canto suo, non vuole rompere: con i fascismi, con i caudillismi, con gli autoritarismi di destra ha sempre trattato con vantaggio. Qui può approfittare della situazione per chiedere di più: leggi che sanciscano il primato etico della religione cattolica a scapito della laicità, pezzi sempre più consistenti di stato sociale da gestire in proprio con i soldi di tutti (scuola e sanità in primo luogo) e una sorta di monopolio della carità e dell'assistenza (a immigrati, drogati, carcerati ed ex carcerati, disagiati, affamati dell'Africa, diseredati del Sud America e così via). La Confindustria si accontenterà di prendersi quasi per intero le scarse risorse da investire nella crisi (soldi alle aziende da una parte e ammortizzatori sociali ridicoli dall'altra) e si godrà i vantaggi della nuova contrattazione (che al momento significherà meno salario per tutti, al Nord e al Sud, visto che utili da contrattare nei territori e nei settori più forti la crisi ne lascia pochi). Le banche potranno ottenere di restare al riparo da controlli alla Obama. La Lega si accontenterà di un po' di federalismo, per ora. L'uomo, dal canto suo, si prenderà il controllo dell'informazione, leggi di polizia più severe, una magistratura ricondotta per legge sotto la tutela dell'esecutivo, sindacati corporativizzati e una sanzione costituzionale del presidenzialismo, in attesa di circostanze che gli permettano di completare l'opera.
Una sola cosa può impedire che ciò avvenga: un forte movimento popolare di opposizione che parta dai settori già in azione (fabbriche i lotta contro i licenziamenti, precari della scuola, settori dell'informazione, volontariato solidaristico, associazionismo civico contro razzismo e intolleranza). Ma questo non può piacere a D'Alema, che per temperamento e storia non ha alcuna fiducia nel "movimento" e che ritiene risolutiva la "politica" (che nella sua lingua vuol dire "la manovra"): ce lo ricordiamo perfettamente al tempo dei girotondi, dell'articolo 18, del pacifismo diffuso quando in nome della "politica" bacchettava Cofferati e quel tipo di opposizione. E forse non piace neanche al resto del Pd, inclusi gli antidalemiani storici. Il nuovo partito inaugurò il suo nascere con la candidatura Callearo e un "aclassismo" che andava ben oltre l'interclassismo cattolico tradizionale: l'industriale e l'operaio - disse Veltroni - sono entrambi lavoratori. Ebbene, l'autunno può avere successo solo se sanamente classista. La domanda chiave sarà: a chi i pochi soldi statali ed europei disponibili? Ai lavoratori come ammortizzatori e salario o alla grande e media industria per reggere e ristrutturarsi? Il Pd non sa dare una risposta netta a questa domanda, è nato per eluderla.
Eppure anche dal taglio che avrà l'opposizione sociale dipende una possibile graduale scomposizione del blocco di destra. Non parlo solo degli operai che votano Lega, ma anche di quegli artigiani, di quei commercianti, di quegli imprenditori a cui della competitività della grande industria sul piano internazionale non importa un baffo e che possono salvarsi solo se operai, impiegati e pensionati possono tornare a spendere. Un movimento ampio e unitario che corrisponda a queste caratteristiche e che solo può fermare la deriva autoritaria di quell'uomo avrebbe bisogno di una sponda politica che nel quadro dato non si trova. Non può essere certo la Sinistra ex Arcobaleno per almeno tre ragioni: è extraparlamentare e senza peso nel sistema dell'informazione, è divisa soprattutto per questioni di bottega, è scarsamente capace di analisi lungimiranti che trascendano la propaganda di ogni giorno. Non resta che la Cgil per assolvere ad un ruolo politico che non le spetterebbe e la espone a critiche interne ed esterne. Speriamo che regga. (S.L.L.)
4 commenti:
Articolo condivisibile, tranne la conclusione finale. Una domada per Salvatore Lo Leggio: quanti deputati avevano Gesù Cristo, Karl Marx e Mao Tse Tung?
Un grande discorso per una conclusione piccola piccola.
enzo bardo
Ma l'Euro non fu approvato da Prodi ?
Forse l'anonimo che mi precede è giovane e parla per sentito dire. L'euro, deciso al tempo del governo Prodi con Ciampi al Tesoro, entrò in vigore il primo gennaio 2002 con Berlusconi e Tremonti . Al contrario di altri paesi la doppia circolazione e il doppio prezzo durarono solo 2 mesi. Dopo, senza controllo alcuno, osti, bottegai, medici specialisti, carrozzieri etc, grandi elettori della destra, aumentarono i prezzi anche del 100 per 100, stabilendo nei fatti che per molte merci e prestazioni l'euro valesse le vecchie 1000 lire (e non 1965). Agli impiegati, agli operai,ai pensionati nessuno adeguò stipendi e pensioni. Carrozzieri, geometri, fruttaroli, commercialisti etc. ricordano grati.
condivido l'analisi ed anche purtoppo l'esito della stessa
Mi ha invece colpito profondamente la recente iniziativa di lotta dei precari della scuola che andranno in piazza nel no gelmini day sabato 5 settembre presentandosi in mutande davanti alle prefetture di tutta italia.
Tutto ciò http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=183458512f3490db organizzato in poche settimane dal nulla via web da Franca Corradini, blogger tosta e fantasiosa che conosco e che mi ha convinto coi fatti sulle prodigiose virtù del web...
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