In un Natale malindino di qualche anno fa feci una buona azione. Avevo fatto amicizia con un un ragazzo ghiriama che faceva il cuoco in una villa di italiani. Tramite della nostra amicizia era il Milan, di cui era tifoso. Indossava tutti i giorni la maglia di Weah, delle cui imprese in Africa l'eco non si sarebbe spenta per molti anni a venire.
Joseph - era questo il nome - nel bush, la spennacchiata radura abitata dai ghiriama, fungeva da pastore in una chiesa protestante di cui non ricordo il nome. Guidava le preghiere della domenica, spiegava le Scritture, dirigeva il coro, una trentina di ragazze e ragazzi, forniti di tamburi vari ed altri strumenti adattabili alla ritmica equatoriale.
Per la sera della Vigilia i ragazzi del coro preparavano uno spettacolino augurale da rappresentare nelle ville della zona, quasi tutte di italiani, per ricavarne mance in denaro o altri piccoli doni. La cosa mi inteneriva, mi riportava alla prima infanzia. Qualcosa di simile usava ancora nella mia Sicilia quand'ero piccolissimo: a carnevale gruppetti di adulti mascherati, tutti maschi (ma ce n'era sempre almeno uno travestito da donna), giravano per le case per ricavarne, dopo i lazzi, frappe e "sfinci" (la variante siculo-maghrebina dello strufolo).
Joseph quell'anno pensò di rendere più fruttuosa la questua ingraziandosi gli italiani con un loro canto natalizio e mi chiese di aiutarlo. Andavo a piedi nel bush e nel capannone disadorno e caldissimo che fungeva da chiesa insegnavo Tu scendi dalle stelle a quei ragazzi. Sapevano che era un canto natalizio, ma non capivano nulla delle parole che leggevano trasposte in inglese (two shandy o qualcosa del genere).
Mi chiedevo che impressione avrebbe potuto fare "e vieni in una grotta al freddo e al gelo" a persone che vivevano a ridosso dell'Equatore. Non trovavo risposta, visto che ignoro l'inglese e mi scocciava proporre la questione a Joseph, il quale in verità comunicava in un italiano più che decente.
Mi chiedevo che impressione avrebbe potuto fare "e vieni in una grotta al freddo e al gelo" a persone che vivevano a ridosso dell'Equatore. Non trovavo risposta, visto che ignoro l'inglese e mi scocciava proporre la questione a Joseph, il quale in verità comunicava in un italiano più che decente.
Non senza qualche intoppo la cosa andò a buon fine. Ebbero scarpe da tennis, farina e scellini (pochi). Nei giorni successivi accadde più di una volta che un ragazzo o una ragazza, riconoscendomi da lontano, mi cantasse a voce alta "tu scendi dalle stelle".
Una volta con Joseph parlammo della concorrenza tra religioni, effervescente in quell'angolo di mondo. I musulmani, pur nella loro rigidità, avevano una grande forza d'attrazione, riuscivano a presentarsi come alternativa dei poveri di tutte le razze a un mondo dominato dall'Occidente bianco e cristiano. Avevano successo anche le nuove sette che ecletticamente mixavano un po' di cristianesimo con superstizioni di tipo magico locali e non. Ma per lui la concorrenza più sleale veniva dai cattolici. "Noi - mi diceva - consideriamo peccato grave l'andare dal mago, io grido sempre contro quelli che ci vanno; il prete cattolico sorride, confessa e assolve".
Una volta con Joseph parlammo della concorrenza tra religioni, effervescente in quell'angolo di mondo. I musulmani, pur nella loro rigidità, avevano una grande forza d'attrazione, riuscivano a presentarsi come alternativa dei poveri di tutte le razze a un mondo dominato dall'Occidente bianco e cristiano. Avevano successo anche le nuove sette che ecletticamente mixavano un po' di cristianesimo con superstizioni di tipo magico locali e non. Ma per lui la concorrenza più sleale veniva dai cattolici. "Noi - mi diceva - consideriamo peccato grave l'andare dal mago, io grido sempre contro quelli che ci vanno; il prete cattolico sorride, confessa e assolve".
Ho pensato a Joseph nell'ascoltare Nicki Vendola che predicava da Gad Lerner la scorsa settimana. Diceva, col suo muoversi sofferto e col suo parlare profetico: "Una frattura si è aperta tra la destra e il cattolicesimo italiano. Non dico la gerarchia, dico il popolo dei credenti, che non ne sopporta le disinvoltura etiche".
Credo che si sbagli. Credo che la forza del cristianesimo controriformistico, cioè del cattolicesimo italiano, risieda proprio nella sua remissività, nella sua capacità di mettere a disposizione di tutti il perdono e l'indulgenza.
Il popolo dei fedeli e dei credenti è un popolo di peccatori, generalmente di piccoli peccatori, che dal prete può comprare a prezzi scontati la buona coscienza e un facile perdono. Di conseguenza sopporta di buon grado che, a un prezzo proporzionato al peccato commesso e alla potenza posseduta, siffatta mercanzia sia acquistata da peccatori d'autorità.
Nel Novecento Croce per primo, ma poi anche Gobetti e soprattutto Gramsci lamentarono come questo sostrato controriformistico fosse una delle ragioni (non l'ultima) della miseria italiana e parlarono della "mancata riforma intellettuale e morale" come radice dei troppi conformismi, opportunismi e trasformismi del nostro vivere pubblico e privato.
A modificare questo modus vivendi provò, con qualche successo, il comunismo italiano. Apparteneva a questo progetto radicale (l'unica radicalità consentita in una politica quasi costantemente moderata) l'orgoglio della "diversità" rivendicata da Berlinguer, cioè l'ambizione a far coincidere, almeno tendenzialmente, il pubblico e il privato. La cantò poi con toni elegiaci Nanni Moretti nel bel Palombella rossa, in cui però già aleggiava un senso di sconfitta. Alla fine del gioco i comunisti italiani non riuscirono a cambiare granchè del costume nazionale così intriso di casistica gesuitica, fu piuttosto il costume nazionale a cambiare loro.
Credo che si sbagli. Credo che la forza del cristianesimo controriformistico, cioè del cattolicesimo italiano, risieda proprio nella sua remissività, nella sua capacità di mettere a disposizione di tutti il perdono e l'indulgenza.
Il popolo dei fedeli e dei credenti è un popolo di peccatori, generalmente di piccoli peccatori, che dal prete può comprare a prezzi scontati la buona coscienza e un facile perdono. Di conseguenza sopporta di buon grado che, a un prezzo proporzionato al peccato commesso e alla potenza posseduta, siffatta mercanzia sia acquistata da peccatori d'autorità.
Nel Novecento Croce per primo, ma poi anche Gobetti e soprattutto Gramsci lamentarono come questo sostrato controriformistico fosse una delle ragioni (non l'ultima) della miseria italiana e parlarono della "mancata riforma intellettuale e morale" come radice dei troppi conformismi, opportunismi e trasformismi del nostro vivere pubblico e privato.
A modificare questo modus vivendi provò, con qualche successo, il comunismo italiano. Apparteneva a questo progetto radicale (l'unica radicalità consentita in una politica quasi costantemente moderata) l'orgoglio della "diversità" rivendicata da Berlinguer, cioè l'ambizione a far coincidere, almeno tendenzialmente, il pubblico e il privato. La cantò poi con toni elegiaci Nanni Moretti nel bel Palombella rossa, in cui però già aleggiava un senso di sconfitta. Alla fine del gioco i comunisti italiani non riuscirono a cambiare granchè del costume nazionale così intriso di casistica gesuitica, fu piuttosto il costume nazionale a cambiare loro.
Da quel che dice, da come lo dice, Vendola sembra voler rispolverare l'antica ambizione. Sembra voler imporre come bandiera di Sinistra e libertà l'etica pubblica che fu di tanti comunisti e come programma la "riforma intellettuale e morale" di cui parlava Gramsci. E' un'impresa titanica, che merita rispetto, necessariamente proiettata verso il futuro.
Quanto alla gerarchia e ai fedeli, è possibile che in tutto o in parte abbandonino in tempi brevi Berlusconi e la destra, ma ciò non avverrà per la "questione morale". Cardinali e vescovi preferiscono di gran lunga governanti con grandi peccati da perdonare: più grosso è il peccato, più alto è il prezzo della penitenza. I fedeli sono abituati anch'essi a usufruire di un'etica che moltiplica i divieti, ma garantisce indulgenze a gogò. C'è un detto siciliano che recita: "Cu futti futti, Diu pirduna a tutti ", ove il "fottere" non significa solo "congiungersi carnalmente", ma anche "imbrogliare" e "derubare". Il Dio dei preti cattolici è fatto così, per lui è solo questione di prezzo.
Per una religione "diversa" sarebbe necessario molto più tempo e quello che è oggi limitato e ininfluente dissenso dovrebbe diventare, come accadde in altri paesi, Protesta e Riforma. Ho l'idea che Vendola, comunista e cattolico, per quanto dotato di energie fisiche, intellettuali e morali, non ce la faccia a riformare insieme la sinistra e la Chiesa. Sarà costretto a scegliere. (S.L.L.)
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