24.6.10

Jack London e le parole.

Jack London a vent’anni aveva girato il mondo. Dai mari del sud al gelido Klondike. Diceva di avere accumulato un “patrimonio di cose viste e vissute”. Il suo problema era rappresentarle e scriverle, trasferirle in parole e racconto. Per imparare il mestiere leggeva moltissimo. Se incontrava una parola nuova che per una qualche ragione di senso o di suono lo affascinava, la copiava su un foglietto e nella toilette collocava il foglietto tra lo specchio e la sua cornice. Così quando faceva la barba aveva sotto il suo sguardo “tutte quelle belle parole”. E le imparava. Usò anche un altro sistema: appendeva i foglietti con le mollette alla corda del bucato che era in mezzo alla stanza: passeggiava avanti e indietro per riflettere. Ma, intanto, aveva sempre sotto gli occhi le parole.

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